Omelia (13-01-2019)
padre Antonio Rungi
La gioia di Dio riflessa nel suo Figlio Gesù Cristo

La festa del Battesimo di Gesù che celebriamo oggi è la terza epifania di Cristo, dopo la sua nascita e l'arrivo dei Magi.

Questa manifestazione della divinità di Cristo avviene al fiume Giordano, mentre Giovanni stava battezzando Gesù, con l'acqua del fiume-simbolo della penitenza e della purificazione.

Dal cielo infatti arriva una comunicazione importante, direttamente sui presenti che assistevano alla scena del battesimo di Gesù. La voce celestiale dice con chiarezza direttamente rivolta a Gesù: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento». Poche parole, ma tutte di grande rilievo per comprendere chi era quel giovane che come tanti altri si erano recati da Giovanni Battista per ricevere il battesimo di penitenza. Era il Figlio di Dio, l'amato, di cui il Padre gioisce pienamente.


A guidare il popolo alla piena comprensione di Cristo, quale Figlio di Dio è Giovanni il Battista, che esercita il suo ministero nella zona del Giordano, e presso quel fiume, da tutti ritenuto sacro, dove egli si mette a battezzare.

Il suo era un battesimo di acqua e nell'acqua, quello che invece amministrerà Cristo stesso sarà un battesimo nel fuoco e nello Spirito Santo.

Due termini di riferimento per indicare la nuova consacrazione a Dio mediante il battesimo, che in quanto sacramento della fede reca ai credenti il fuoco della carità e dell'amore e sigilla il cammino personale con la venuta dello Spirito Santo sulla persona, che inizia il suo cammino di fede e di santità.

Tale battesimo, tutti i cristiani l'hanno ricevuto e da esso traggono le motivazioni spirituali più vere per seguire la voce di Dio e camminare sulle strade della perfezione nell'amore verso Dio e verso i fratelli.


Questo concetto ce lo illustra in modo puntuale l'apostolo Paolo nel brano della sua lettera a Tito che oggi ascoltiamo e che ci invita a riflettere sulla nostra condizione di credenti: "Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo".

Una magna carta del comportamento dei cristiani alla luce degli insegnamenti che ci vengono direttamente dal Signore, il quale "ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone".

La sua vita donata per noi nel mistero della Pasqua deve essere di esempio a tutti per vivere in quella carità di Cristo, che deve motivare ogni azione e scelta di vita di chi crede.

Gesù, infatti, ci "ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro".

Il perché di questo dono di Dio fatto all'umanità ha un preciso intento nella mente e nei progetti di Dio, "affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna".

La prospettiva della salvezza eterna si apre davanti a noi con chiarezza. D'altra parte il battesimo, sacramento della rinascita, ci pone in queste condizioni normalissime di vivere e di vivere in modo da credere, amare e sperare.

Cristo, buon pastore, venuto in mezzo al suo umile gregge, che è la chiesa, "fa pascolare il suo gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».

E' il Padre buono e premuroso che pensa alla salute spirituale del gregge affidato alle sue cure ed attenzioni.

Non a caso alimenta il suo gregge con la parola, gli insegnamenti e con i sacramenti.


Il cammino di ogni cristiano che parte dal giorno del battesimo si svolge nel tempo, ma necessita di quei mezzi spirituali che superano il tempo, in quanto sono strumenti di grazia e di eternità.

Perciò in questo santo giorno in cui Cristo si manifesta, da gande a noi, quale unico salvatore, all'inizio del suo ministero pubblico, proprio mentre una voce dal cielo lo rivela nella sua perfetta natura divina ed umana, possiamo elevare al Signore questa orazione con la quale ci rivolgiamo a Dio, Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamò il Cristo suo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, di concedere a noi suoi figli, rinati dall'acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel suo amore".

Quel battesimo nel fuoco e nello Spirito Santo ha un solo nome, che identifica Dio nella sua stessa natura: Amore.

Noi siamo stati battezzati nell'Amore di Dio e dobbiamo vivere sempre in questo amore che è vita in questa vita ed è vita oltre la vita.