Omelia (27-01-2019)
padre Antonio Rungi
Da Esdra a Gesù un fiume di parole sante

La terza domenica del tempo ordinario, anno C, ci offre testi importanti della sacra scrittura per valorizzare la metodologia e i contenuti della parola di Dio. Proclamazione, ascolto ed attuazione della parola del Signore è quanto ci viene suggerito nei testi biblici di oggi, a partire dalla prima lettura, tratta dal libro di Neemia, il cui articolato brano che ascoltiamo in questa domenica ci presenta la liturgia della proclamazione della parola di Dio da parte del sacerdote Esdra. La lettura viene effettuata davanti all'assemblea, compresa di uomini, donne e di altre persone capaci di intendere. La lettura viene fatta in piazza, davanti alla porta delle Acque, dall'alba fino a mezzogiorno. La gente presente si mostra interessata e segue. La lettura viene effettuata da una tribuna, in modo che tutti possano orientare il loro sguardo verso lo scriba che legge la Torah. Appena il sacerdote apre il libro tutti si alzano in piedi, lui benedice il popolo che risponde alle invocazioni. Alzano le mani, si inginocchiano, si prostrano con la faccia per terra, mentre i leviti sollevano il libro e spiegano i passi della scrittura. Il tutto avviene nel giorno di sabato, giorno consacrato al Signore. In questo giorno, secondo quanto affermano i capi (Neemia che era governatore ed Esdra che era sacerdote e scriba), essi dichiarano apertamente che in questo giorno si fa festa, si gioisce e non si fa lutto, in quanto la gente che era presente alla proclamazione della parola di Dio piangeva e si commuoveva di fronte alle cose ascoltate, che richiamavano ciò che era importante fare per la loro vita. A questo punto Neemia congedò l'assemblea ed autorizzò che si mangiasse abbondantemente, come nei giorni di festa, che sono giorni di gioia e non di tristezza e di pianto.

Troviamo in questo testo biblico tutto il rito liturgico per la proclamazione della parola di Dio anche nella liturgia di oggi. E di fatto così viene proclamata nella prima parte della messa, dedicata alla liturgia della parola, con il relativo commento ed esortazione, che è l'omelia.


Da Esdra passiamo a Gesù, che nel testo del Vangelo di Luca, che ascoltiamo oggi, ci viene presentato, dopo il prologo di presentazione dello stesso vangelo da parte dell'autore, nella sinagoga di Nazareth, suo paese di residenza e dove era cresciuto. E di sabato si trova a fare il lettore e gli capita tra le mani il rotolo del profeta Isaia, che legge con precisione e sottolineando i vari passaggi, che ben conoscevano i presenti, dove è scritto dell'unzione nello spirito ad annunziare la gioia del Regno di Dio ai poveri. Una gioia che riguarda un intero anno, quello giubilare, durante il quale il tema dominante sarà la liberazione dal peccato e dalle ingiustizie e la riconquistata libertà dei figli di Dio. Gesù, alla fine della lettura del brano commenta con poche parole quello che ha proclamato, avendo letto il rotolo del Profeta Isaia: "Oggi si è compiuta questa Scrittura". Con chiaro riferimento alla realizzazione delle antiche promesse fatte dai profeti e che vengono portate a compimento dalla sua presenza salvifica e santificatrice, nonché liberatrice, Egli ci invita ad accogliere la sua parola e a metterla in partica. Questa liberazione riguarda gli oppressi, i poveri, i prigionieri, i ciechi e le altre categorie di persone che sono sotto il gioco dell'oppressione e della mancanza di amore e di misericordia verso di loro.

Una salvezza che riguarda tutto il popolo santo di Dio, nella pluralità dei doni e carismi ricevuti dal Signore, mediante la discesa dello Spirito Santo su di noi, il Quale fa una la Chiesa, come è uno il corpo umano, pur avendo tante membra, tutte utili e importanti per l'armonia dell'insieme. E così è per il corpo mistico di Cristo, che è la chiesa. Tutti siamo parte integrante e completante di essa. Anche le membra che non si sentono degne di farne parte, in realtà compongono anche nella loro debolezza e fragilità, il volto della Chiesa di Cristo. Anzi, proprio con questa loro limitatezza rendono più vera e autentica la realtà chiesa, fatta di santi e di peccatori, di membra più nobili ed indispensabili e membra meno nobili, ma ugualmente importanti e utili al tutto.


Ecco perché, concludendo la sua riflessione, l'Apostolo Paolo nel brano della prima lettera ai Corinzi, dice: "Ora voi siete il corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra: apostoli, profeti, maestri, operatori di miracoli, guaritori, assistenti, governanti, oratori, interpreti ed altre figure professionali, ministeriali o ecclesiali tutti concorrono all'armonia generale del corpo di Cristo che è la chiesa, in un servizio amorevole e disinteressato verso di essa e con il cuore colmo di gioia per quello che si può e si deve offrire per la crescita del regno di Dio tra gli esseri umani e credenti.


E noi concludendo le nostre considerazioni, vogliamo ribadire che nella pluralità dei doni ricevuti da Dio, tutti dobbiamo metterci al servizio della Chiesa e dell'umanità, facendoci portori sani di speranza e di gioia, soprattutto in quelle realtà e situazioni in cui c'è più bisogno di riscoprire la gioia, l'amore e la speranza in Dio e nell'umanità. Un'umanità che necessita ricordare e non dimenticare il male che ogni persona più fare ad un'altra. Ed oggi che è la giornata della memoria della Shoà, la parola di Dio ascoltata, sia per tutti, ebrei, cristiani, islamici e di altre religiosi occasione favorevole per favorire la pace e l'accoglienza reciproca, senza discriminazioni o assurde concezioni di superiorità di una razza rispetto all'altra o di una persona rispetto ad un'altra che hanno portato nel corso della storia a stermini, guerre e violenze di ogni genere, da rifiutare, contrastare e debellare sempre.