Omelia (10-02-2019) |
diac. Vito Calella |
Chiamati dalle parole del Risorto, per un progetto di vita guidato dallo Spirito Santo La Parola di Dio è dono per tutti. La scena di Gesù che predica alla folla sulla riva del lago di Tiberiade è un bellissimo richiamo alla disponibilità delle parole di vita del Cristo risorto per tutta l'umanità. Immedesimiamoci in quella folla. Gesù chiese a Simone il favore di imprestargli la barca, per discostarsi dall'accalcarsi di quella folla in riva al lago. Gesù insegnava a tutti della folla, dalla barca di Simone. Consapevoli oggi della morte e risurrezione di Gesù già avvenuta una volta per tutte, quella barca di Simone Pietro per noi rappresenta la nostra comunità cristiana. Gesù risorto proclama e insegna oggi la Parola di Dio, la dona gratuitamente a tutti. Le sue sono parole profonde e trasformatrici, donate e seminate in tutti i cuori, dalla "barca" Chiesa, riunita nel suo nome. L'incontro orante con la Parola del Risorto diventa una chiamata personalizzata. Il dono della Parola di Dio è per tutti, ma vuole incidere nel cuore e nella vita di ciascun ascoltatore in modo tutto personale, perché il frutto di una autentica accoglienza della Parola di Dio, fatta in clima di preghiera e invocazione dello Spirito Santo, trasforma di fatto l'esistenza personale. Oggi abbiamo tre testimonianze bellissime di quanto sia stata incisiva e trasformante la Parola di Dio nella vita di tre personaggi, con i quali possiamo anche noi identificarci: Simon Pietro (dal Vangelo), Isaia (dalla prima lettura), e Paolo (dalla seconda lettura). In tutte e tre le testimonianze appare evidente come la Parola di Dio smaschera ogni pretesa di essere perfetti e autosufficienti nella vita. L'incontro orante con la Parola di Dio fa prendere consapevolezza della radicale povertà esistenziale e morale della propria condizione umana. «Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore» (Lc 5,8 ). Isaia, estasiato da una bella celebrazione avvenuta nel tempio, dice: «Ohimè! Sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito. Eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti» (Is 6,5). Paolo, similmente ad Isaia, ricorda che il Cristo risorto gli apparve sulla via di Damasco. Fa memoria dell'annuncio pasquale di «Cristo morto per i nostri peccati, secondo le Scritture, sepolto e risorto il terzo giorno, secondo le Scritture» (1Cor 15,3-4). L'incontro con Cristo risorto e con la sua Parola smaschera tutta la povertà della sua condizione umana, perché lui stesso si definisce un «aborto», e il «più piccolo fra gli apostoli e non degno di essere chiamato tale, per aver perseguitato la Chiesa di Dio» (1Cor 15,8-9). La consapevolezza della propria povertà, grazie al confronto con la Parola di Dio «viva, efficace, più tagliente di una spada a doppio taglio» (Cf. Eb 4,12), che penetra nella profondità della nostra anima in ricerca di senso, diventa forza di conversione per liberarci da sensi di colpa e dallo sconforto per le nostre inconsistenze e fragilità. Ma al tempo stesso, suscita in noi grande stupore di fronte alla fiducia di Dio nei nostri confronti. Nonostante i nostri limiti e infedeltà, Dio ci chiama personalmente, ci invia per una missione. La parola di Dio è come «un carbone ardente»(Is 6,6) che purifica le labbra di Isaia, liberandolo da ogni peccato. Il Signore Dio cerca un profeta che parli nel suo nome. Isaia non esita, con stupore, a riconoscere la chiamata e dice: «Eccomi, manda me» (Is 6,8). Paolo si stupisce di essere stato scelto dal Cristo risorto, per diventare missionario del Vangelo, proprio lui, aborto e peccatore, macchiato del sangue dei primi martiri cristiani. Pietro, semplice pescatore del lago, dopo aver riconosciuto umilmente di essere un peccatore, si sente rivolgere da Gesù parole di grande confidenza: «Non temere! D'ora in poi sono gli uomini vivi che tu prenderai» (Lc 5,10). Quando diciamo «si» alla chiamata del Signore Risorto, la nostra libertà si intreccia con l'iniziativa divina dello Spirito Santo già effuso nei nostri cuori. Oggi molti giovani pensano al loro futuro senza rendersi conto del dono disponibile della Parola di Dio. È un dono tutto da scoprire, come voce del Risorto, che li chiama ad una missione a servizio del Regno di Dio nel mondo della loro vita quotidiana e nel contesto storico culturale in cui sono costretti a vivere, pieno di contraddizioni e di una infinità di orizzonti di senso. Tra tantissime possibilità di scelta c'è anche la risposta alla chiamata del Signore risorto, che si scopre con un incontro orante con la Parola di Dio. Ma vale proprio la pena seguire il Signore risorto? Vale la pena mettersi in ascolto della chiamata di Dio, per scoprire il progetto da Lui riservato per ciascuno di noi? Le testimonianze di Isaia, di Simon Pietro e di Paolo ci invitano a non sottovalutare l'opportunità di una vita spesa in risposta al nostro incontro orante con la Parola di Dio! In fondo il segreto della riuscita della nostra vita non sta nel confidare unicamente nelle nostre capacità umane, nemmeno nel dare esclusiva fiducia alla nostra libertà individuale, rincorrendo progetti che soddisfano solo i nostri interessi personali. La vera riuscita del progetto della nostra breve esistenza in questo mondo consiste invece nel mettere a disposizione la nostra umile condizione umana all'azione dello Spirito Santo che già abita in noi. Tra tanti idoli a cui aggrapparci (denaro, carriera, successo), riusciremo a scegliere l'essenziale, che è il contribuire alla piena rivelazione della centralità di Cristo nella nostra esistenza, nella storia del mondo, dell'umanità e di tutta la Creazione. Scopriremo che la nostra vera felicità sta nel lasciar agire liberamente lo Spirito Santo nella nostra vita come ci dice san Paolo: «Per grazia di Dio io sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro (gli altri apostoli), non io però, ma la grazia di Dio che è in me» (1Cor 15,10). |