Omelia (10-02-2019)
don Mario Simula
Il rischio di dire di si

"Prendi il largo e getta le reti". Soltanto se ho il coraggio di accogliere una proposta difficile, posso gettare le reti.

"Signore, è tutta la notte che proviamo a pescare qualcosa. Ma ogni fatica è stata inutile".

Il comando di Gesù ha un sapore di sfida e di controcorrente.

Prendere il largo è necessario. Significa allontanarsi dalle sicurezze, dai conti che tornano, dalla programmazione perfetta.

"Prendi il largo. Ti troverai solo con me ad intraprendere la lotta della fede e a scegliere il cammino verso la croce. Prendi il largo e buttati nell'avventura dell'ignoto, sapendo che Io sono con te.
Coinvolto nella tua sorte. A dibattermi con le tue inquietudini. A fare fatica per una notte intera senza successo. A lottare contro ingiustizie e disattenzioni. Ad essere schiacciato dall'anonimato della dimenticanza e dell'indifferenza".

Perché devo fidarmi?

Gesù mantiene la parola? Ne vale la pena seguirlo? Te lo chiedi mai, tu, ragazzo? Te lo chiedi mai, tu, giovane o adulto? Proviamo a rispondere nei nostri incontri, nelle nostre comunità un po' sonnacchiose.

"Getta le reti". Se io dubito, Gesù mi provoca con la certezza del suo comando. "Getta le reti". Che strano Maestro devo seguire! Non ha criteri professionali per esercitare questo mestiere.

La pesca è stata inutile. Devo ancora gettare le reti?

A seguire Gesù si entra in una logica "insensata". "Senza senso" per i nostri parametri. Lui non ha dubbi: occorre gettare le reti.

Signore, donami il coraggio di prendere il largo. Di allontanarmi dalla grettezza di un'umanità mediocre. Senza scappare, ma per gettare le reti. Non più a modo mio, ma come vuoi tu.

Pietro è un incorreggibile obiettore sempre pronto alla resa. "Nella tua parola getterò la rete".
Questa decisione di Pietro, che va contro l'evidenza delle sue competenze di pescatore, fa la differenza di chi ama.

Nella mia vita quotidiana, nell'esperienza della comunità, so gettare le reti fidandomi della Parola del Signore?

Io mi sarei ritirato a riva, come avevo già fatto, per riassettare le reti. Ma la tua parola mi soggioga, mi spinge, diventa irresistibile. "Nella tua parola getterò la rete". Ritorno sulla barca dell'insuccesso, delle umiliazioni, delle tempeste. Prenderò il largo e getterò la rete. Lo farò per una irrazionale obbedienza all'amore che, come una passione irresistibile, mi brucia nell'anima.
Oggi come ieri. Nella gioia e nel dolore.

Signore, ho bisogno di fidarmi di te per seguire la passione che mi porta a servirti. Solo in te posso contare. Ho faticato anni, senza aver preso nulla. Tu mi darai forza, determinazione, coraggio e anche risposte.

Ecco la pesca del miracolo.

Davanti ad una quantità di pesci fuori ogni aspettativa, nascono spontanei due sentimenti: lo stupore incredulo e felice e il senso dell'indegnità. Non siamo degni di ricevere un dono così grande, una risposta così convincente in cambio della nostra poca fede.

Buttarsi alle ginocchia di Gesù per dirgli: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore", è quanto avviene quasi d'istinto a chi ama molto il Signore, ma ama molto anche le perplessità che si agitano nel suo cuore di discepolo deluso.

Gesù, rischiando sulla nostra persona, ci rassicura: "Non temere. D'ora in poi, tu sarai pescatore di uomini".

Quanto è amabile questo atto di amore e di incoraggiamento del Signore: "Non temere!". Seguito dall'atto di fiducia: "Sarai pescatore di uomini!".

Non siamo il gruppo degli autosufficienti. Siamo il gruppo e la comunità sulla quale Gesù gioca la sua credibilità.

Abbiamo la consapevolezza che Gesù stesso manda adulti, ragazzi e giovani a rendere testimonianza con le parole e con la vita al suo Vangelo?


Signore, tu conosci le mie paure, le resistenze, l'esitazione di chi si è bruciato una volta, e non vuole più mettere a repentaglio la propria persona. Sentirmi dire da Te: "Non temere!", mi ristora, riattizza in me la passione, riaccende il desiderio. Con la consapevolezza che, se seguo te, ogni prova deve essere messa nel programma di viaggio. Adesso capisco che non devo temere, non perché d'ora in avanti le cose andranno lisce, non perché sono diventato bravo, ma perché ci sei Tu che accompagni la mia navigazione al largo, al servizio di ogni persona che ho imparato ad amare.

Anche Isaia si trova in brutte acque. Folgorato dalla Maestà di Dio si riconosce uomo dalle labbra impure. Dio, tuttavia, lo sceglie. Gli brucia le labbra col carbone incandescente della misericordia.
Alla domanda che il Signore si pone: "Chi manderò e chi andrà per noi?", il profeta è pronto a rischiare: "Eccomi, Signore. Manda me!". Lo dirò anche io.

Lo dirò davvero anch'io? Lo dirà la mia comunità? Lo diremo tutti insieme, consapevoli ormai che non dobbiamo contare su noi stessi, ma sul Signore plasmatore originale di discepoli "inutili" eppure generosi?


Lo dirò come Paolo che viene inviato a raccontare la morte e la risurrezione del Signore, così come l'ha appresa dai testimoni, benché sia stato persecutore e l'ultimo, come un aborto.

Per il Signore Gesù conta il cuore. Il cuore rinnovato dalla sua consolazione. Il cuore di chi butta la rete ogni giorno, in mare aperto, nella sua parola.


Signore, avrò sempre un cuore vacillante e incerto. Tu non ti scoraggi, in fondo riesci sempre a scovare il mio amore. Anche se in certi momenti sono tentato di chiederti "perché devo fare un'altra pesca inutile?". Tu mi consoli e mi dai coraggio e mi fai vedere l'impossibile come possibile. Gesù, voglio gettare le reti, ogni giorno nel mare che tu scegli, all'ora che mi indichi che sia stanco o riposato, che sia fiducioso o scoraggiato, voglio gettare le reti. In mare aperto, senza soffrire crisi di immensità. E' sempre il tuo mare che mi indichi. Il mare degli uomini. Getterò le reti Gesù. Nella tua Parola, senza paura!