Omelia (24-01-2019)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Eb 7,25 - 28

«Fratelli, Cristo può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.»

Eb 7,25 - 28


Come vivere questa Parola?

La condanna appena sottoscritta da farisei ed erodiani all'indirizzo di Gesù (Mc 3,6) ottiene di manifestare in modo ancora più efficace la potenza salvifica del Cristo, nel quale opera fin d'ora l'energia del mistero di morte e resurrezione. Una potenza tale che smuove le folle dai quattro punti cardinali, un'attrazione irresistibile verso la fonte della guarigione e della pienezza, laddove non c'è sterile dottrina ma soluzioni concrete ai problemi della vita. E' un Gesù già rigettato e condannato da parte delle autorità religiose (re-ligare = "legare"), e che proprio in virtù di ciò viene a "sciogliere" dai lacci del male e della superstizione un'umanità in attesa. Ogni mano guarita dall'aridità (Mc 3,1-5) può ora accogliere il dono di Dio e diventare capace di farsi dono e accoglienza dell'altro. Per chi sa riconoscere con gratitudine il tesoro ricevuto dall'alto, il tempo trascorre fruttifero nel fasciare le piaghe dei cuori spezzati, nel ridare fiducia agli scoraggiati, nell'assistere i malati, nell'incoraggiare e perdonare, nel leggere negli occhi di ogni fratello un bisogno di vita e di resurrezione.


Attraverso chi mi sta accanto, in maniera diretta o indiretta, è Dio che mi parla. Oggi mi propongo di abbandonare tanti miei progetti personali, anche meditati a lungo e pianificati con cura, per mettere al primo posto il bisogno più urgente di chi mi chiede aiuto, senza paura di essere travolto dalla sua richiesta impellente di essere ammesso anche lui nel regno.


La voce del patrono dei giornalisti e santo della dolcezza

La devozione è possibile in ogni vocazione e professione. Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna "secondo la propria specie" (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione.

S. Francesco di Sales


Don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it