Omelia (24-02-2019)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su 1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38

La parola evangelica "guida" di questa domenica è "COME"... ed è in buona sostanza la continuazione delle Beatitudini.

Il testo si può dividere in due parti: nella prima parte c'è un richiamo ad abbandonare la logica del taglione - la cui logica è quella di punire nella stessa misura di quanto subito; mentre la seconda parte ci svela questa possibilità di superare la logica umana.

Cosa è che fa superare la logica "umana"? Quello che non è umano, ossia quello che è "divino", ovvero sia che noi, in Cristo, con Cristo e per Cristo, siamo "figli" di Dio, e pertanto godiamo di una realtà che supera ogni limite e logica di natura umana.

E quale è il tratto caratteristico della divinità trinitaria verso l'Uomo?

L'AMORE, semplicemente l'amore tradotto in MISERICORDIA. Ma questo tratto caratteristico ha una condizione ben precisa in una particella avverbiale di modo: COME.

Tutto è condizionato da questo "come" che ripetutamente si presenta nei Vangeli, sulla bocca di Cristo, come a richiamare che l'Amore/Misericordia ha la misura con la quale noi ameremo e saremo misericordiosi verso l'altro.

Testo principe del "COME" è il Padre Nostro, che per ben due volte lo cita: un come che riguarda la volontà (...sia fatta la tua volontà, così in cielo "come" in terra) e quello molto impegnativo che supera la logica umana del non perdono (...e rimetti a noi i nostri debiti, così "come" noi li rimettiamo ai nostri debitori... ammesso che ci siano dei debitori nei nostri confronti perché tutto sommato siamo tutti umani e peccatori uno verso l'altro...).

Credetemi, quel "COME", così sottovalutato in primis da me e poi dai cristiani perbenisti e farasaici, non mi fa dormire la notte...ha una forza dirompente, un macigno psicologico che dovrebbe essere la "key" di ogni nostro atteggiamento relazionale verso il prossimo.

La "morale" del cristiano non è di tipo imperativo, ne desunta da principi astratti di natura umana, ma bensì è la partecipazione allo stile divino di amare insegnato da Cristo e trasmesso con il primo sacramento, gesto concreto, del perdono che è il Battesimo, manifestazione vera, profonda, ontologica della Trinità che opera per la salvezza dell'Uomo.

La vita cristiana, cioè lo stile concreto di essere che dovrebbe caratterizzare un cristiano è un dono che viene elargito dall'alto e che chiede un processo di cambiamento e conversione radicale, senza considerare il Vangelo un peso, una costrizione, un ostacolo alla propria libertà di conformarsi al mondo.

Certo le logiche del mondo - quella della concorrenza, del profitto, del guadagno ad ogni costo, del godimento immediato e spensierato, dell'accumulo e del prestigio, del principio "mors tua vita mea" (la tua morte coincide con la mia vita), che riscontra senza alcuna perplessità che i nemici sono nemici - ci pongono in un certo modo "fuori gioco".

L'UOMO non né un puro frutto del caso che deve semplicemente sopravvivere, ma è FIGLIO di un AMORE trascendente il TEMPO che trova nella MISERICORDIA divina la STORIA per la SALVEZZA dell'Uomo stesso.

Riflettiamoci.


DOMANDA

Quale è la mia misura di Amore-Misericordia verso chi penso sia debitore nei miei confronti?


Claudio Righi - CPM Pisa