Omelia (02-07-2005)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gn 27,27-29

Dalla Parola del giorno
Isacco aspirò l'odore degli abiti di Giacobbe e lo benedisse: «Ecco l'odore del mio figlio come l'odore di un campo che il Signore ha benedetto. Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto. Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!»

Come vivere questa Parola?
Rebecca, moglie di Isacco, dà alla luce due gemelli: Esaù, nato per primo, e Giacobbe. Le loro storie saranno segnate dalla rivalità, "urtandosi" fin dal grembo materno. Aiutato dalla complicità della madre a cui era stato rivelato che "il maggiore avrebbe servito il più piccolo", Giacobbe carpisce con uno stratagemma la benedizione riservata ad Esaù, spacciandosi per il fratello. A questi infatti l'anziano genitore, divenuto ormai cieco, aveva promesso di conferire il diritto di diventare, alla sua morte, suo successore nella guida del clan. La posta in palio dunque era alta: "essere signore dei suoi fratelli", avere cioè un ruolo di primo piano nel solco della promessa fatta ad Abramo. L'astuzia di questa "appropriazione indebita", di per sé meschina, diventa l'occasione provvidenziale di cui Dio si serve per condurre la storia verso uno scopo stabilito: fare di Giacobbe l'unico erede delle promesse. Di certo l'autore sacro veicola la comprensione della vicenda su percorsi che trascendono le categorie puramente umane e qua e là ci avverte che al di là dell'inganno c'è un Dio in azione che non demorde e, secondo il detto, scrive dritto sulle righe storte. Sarebbe sbagliato infatti interpretare questi eventi come se Dio, rimanendo impassibile, avesse fatto scattare il semaforo verde consentendo la libera circolazione della frode perpetrata da un fratello a danno dell'altro.
In tal senso, la storia di Giacobbe ci aiuta a far luce quando a tentoni cerchiamo di capire il senso delle vicende complesse che viviamo, dominate da egoismi, calcoli, interessi personali che allignano anche nel grembo delle nostre famiglie, non risparmiando comunità e istituzioni. Il male che si fa o si riceve – ci ammonisce il testo – è male. Ed ognuno deve fare i conti con precise responsabilità personali. Ma non deve scoraggiarci perché anche nel male Dio si fa strada, per un bene più grande e duraturo

Nella mia pausa contemplativa oggi rivisito le pagine più difficili della mia storia cercando di cogliere il filo rosso della volontà di Dio che nel chiaroscuro dei giorni si è fatta strada servendosi della mia fragile umanità. Questa la mia preghiera:

Ti consegno, Signore, le pagine della mia vita. E ti ringrazio perché anche sui miei scarabocchi hai impresso il sigillo del Tuo amore misericordioso, trasformando i miei giorni più scuri in luminosa benedizione.

La voce di un santo Cardinale
L'umiltà è la virtù che fa capitolare Dio, egli non resiste a chi si strugge dal bisogno di Lui. E' una dimensione dello spirito che poi diventa felicità della propria povertà, dell'avere bisogno di salvezza.
Card. Anastasio Ballestrero