Il volto "altro" di Dio
Salì sul monte a pregare
Il taglio liturgico della lettura del vangelo ha omesso una indicazione di Luca che, se facciamo il confronto con i testi paralleli di Matteo (17,1) e Marco (9,2), ci offe una chiave di lettura dell'intero episodio. Gli altri due sinottici, infatti, parlano di "sei" giorni facendo riferimento al giorno della creazione dell'uomo (Gen 1,26-31) che Dio fece a sua immagine; Luca, invece, parla di otto giorni dopo, facendo riferimento al primo giorno dopo il sabato, il giorno della resurrezione, anticipando così l'evento pasquale.
Pietro, Giovanni e Giacomo sono portati in disparte, mentre Gesù si ritira a pregare; anche questo fatto anticipa il Getsemani: ora come allora gli apostoli sono gravati dal sonno (Lc 22,45) che non riescono a vincere.
Nel vangelo di Luca, la preghiera di Gesù è tema ritornante, un mistero a cui l'evangelista si accosta nel tentativo di coglierne il senso; appare talmente particolare e alternativa rispetto alle abitudini religiose che i discepoli chiedono: "insegnaci a pregare" (Lc. 11,1-4).
Mentre pregava
Nella preghiera esprimiamo la "lode", il "ringraziamento", la "intercessione", la "richiesta", la "contemplazione", ci mettiamo in "comunicazione" con Dio; quello che Gesù sembra esprimere nella preghiera è la profonda "comunione" col Padre. È nella comunione col Padre che il suo volto cambiò d'aspetto - letteralmente diventò "altro" [èteron] - cosa questo significhi è difficile immaginarlo ma possiamo intuirlo dalla veste di Gesù che divenne candida e sfolgorante; anche Mosè e Elìa apparsi nella gloria sono una indicazione preziosa.
Nella comunione con il Padre il volto di Gesù diventò "altro" così da mostrare l'alterità di Dio. Luca non parla come i sinottici di metamorfosi, ma sicuramente ha in mente la gloria di Dio che traspare dal volto di Cristo e non trova parola migliore che "altro". Dio è "altro" e Gesù rivela così il volto "altro" di Dio.
È un invito semplice quello che questa espressione del vangelo rivolge a noi: scoprire oggi quel volto "altro" di cui parla Luca. Non per essere riduttivi, né per estraniarsi dall'evento pasquale, neppure dalla preghiera che ci permettono, allora come oggi, la rivelazione dell'alterità di Dio, ma non possiamo esimerci dal cercare nel volto "altro" dell'uomo, in quello che meno ci rassomiglia, nel diverso da me quel volto "altro" di Dio... non lo troveremo sul monte, non sarà contornato dalla gloria di Mosè e Elìa, non avrà una veste Zcandida e sfolgorante ma assomiglierà di più al volto del povero, del sofferente o dello straniero.
"Nel semplice incontro di un uomo con l'altro si gioca l'essenziale, l'assoluto: nella manifestazione, nell'«epifania» del volto dell'altro scopro che il mondo è mio nella misura in cui lo posso condividere con l'altro. E l'assoluto si gioca nella prossimità, alla portata del mio sguardo, alla portata di un gesto di complicità o di aggressività, di accoglienza o di rifiuto" (Emmanuel Lèvinas).
Erano oppressi dal sonno
Su questo monte, come nel Getsemani, Pietro, Giovanni e Giacomo sono invitati a pregare con il Signore ma erano oppressi dal sonno. Anche nel Getsemani i discepoli "dormivano per la tristezza" (Lc 22,45) e mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d'aspetto: il suo sudore diventò come gocce di sangue (22,44).
Il sonno fa' chiudere gli occhi; per vedere occorre fare la fatica del vegliare; nella loro fragilità umana Pietro e gli altri fanno fatica a condividere quella preghiera così coinvolgente, impegnativa e trasformante che solo Gesù affronta in pienezza così che davanti a lui l'orizzonte si allarga per entrare nella dimensione "altra" di Dio.
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