Omelia (05-01-2003) |
don Fulvio Bertellini |
Pensare in grande e pensare in piccolo "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio" Un'apertura mozzafiato, quella del Vangelo di Giovanni, che abbraccia tutta la storia del mondo e dell'uomo. Forse siamo diventati troppo miopi per entrare in questo orizzonte. Pare che effettivamente la miopia sia in aumento, perché si lavora troppo al computer, fissando troppo le cose da vicino, per cui la vista non ha più l'elasticità di adattarsi alla visione panoramica. Ma è la miopia spirituale che dovrebbe preoccuparci. Fissati sulle cose di ogni giorno, non abbiamo più la forza di allargare lo sguardo ad orizzonti più ampi. "Tutto è stato fatto per mezzo di lui" Dovremmo ritornare a pensare in grande. A contemplare tutta la storia del mondo e dell'uomo. Ad ammirare la bellezza della creazione. A chiederci il perché delle cose, che sembra ormai diventato una cosa inutile. L'evangelista ha questo coraggio di pensare in grande, e trova nelle cose il mistero di Dio. Noi pensiamo all'utile, e vediamo le cose solo in base al tornaconto. Ma alla fine ci accorgiamo di avere impoverito la nostra esistenza. "La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" L'evangelista ha il coraggio di vedere la lotta in atto nella storia dell'uomo: la luce contrapposta alle tenebre; questa visione che ci pare troppo schematica e bisognosa di essere sfumata, ci comunica il senso della nostra scelta. Non possiamo restare inerti, dobbiamo prendere campo. Pensare in grande è rendersi conto di avere una parte nella storia del mondo, la storia della lotta tra la luce e le tenebre. "Venne un uomo mandato da Dio..." La grande storia si intreccia con la piccola storia delle esistenze singole. Dalla contemplazione del Verbo, l'evangelista salta alla contemplazione del Testimone, Giovanni. Un'esistenza apparentemente insignificante, che però acquista valore, come testimonianza della luce. Anche le nostre vite, che appaiono povere, prive di valore, acquistano valore se diventano testimonianza della luce che è apparsa nel mondo. Pensare in grande ci aiuta a ritrovare il modo giusto di pensare in piccolo, di guardare alle piccole cose. "e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi..." Le piccole cose, quelle che ci rendono miopi, possono esser finestre aperte sull'infinito. Per rivelarcelo, Gesù si è fatto piccolo, si è fatto carne, ha abitato in mezzo a noi. Il Natale ci riabitua a pensare in grande, e ci dà il giusto modo di pensare in piccolo. Non abbiamo bisogno di grandi cose: a partire dall'incarnazione ogni realtà quotidiana nasconde un legame con il mistero del Dio che si è fatto uomo per noi, che dà vita a tutte le cose, e che anima anche le nostre esistenze. Ma noi sapremo riconoscerlo? Flash sulla I lettura Nel tardo giudaismo la sapienza viene concepita come la potenza creatrice di Dio, una specie di intermediario tra il Dio assoluto e trascendente e il cosmo. Tutte le realtà create sono create per mezzo della sapienza e sono sorrette da essa. In questo modo si salvaguardano sia la fede in un Dio unico, il Santo per eccellenza, assolutamente separato dal mondo, sia la fede nella creazione, nel Dio che interviene nella storia del mondo. Lo sviluppo imprevedibile è che la sapienza di Dio non si limita ad un'azione creatrice, ma prende dimora in Israele. Non si limita ad un'azione generica nei confronti delle creature, ma manifesta un'attenzione specifica per un popolo (Israele) e per una città (Sion). Si determina una tensione tra l'azione universale della sapienza, e la sua predilezione per Israele. Solo la venuta di Gesù chiarisce il senso di questa elezione di Israele: permettere e preparare l'incarnazione del Figlio di Dio. Flash sulla II lettura Il grande progetto di Dio, cominciato con il popolo ebraico, e definitivamente manifestato in Gesù, viene contemplato lucidamente da Paolo: ora tutti sono chiamati ad essere "santi e immacolati al suo cospetto nella carità", tutti possono avere accesso al destino di ogni uomo: essere figlio di Dio. Tutti però devono crescere nella conoscenza di questo mistero; in particolare devono ancora capire a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità tra i santi". |