Omelia (14-04-2019)
fr. Massimo Rossi
Commento su Luca 22,14-23,56

Gesù guarisce miracolosamente il servo del Sommo Sacerdote, al quale uno dei Dodici aveva tagliato l'orecchio destro con un colpo di spada... Capite? Gesù compie un miracolo a favore di uno del gruppo dei nemici! amici... nemici... con noi... contro di noi... governo... opposizione...
Gli uomini ragioniamo così...
Ma Gesù no!
Il suo attaccamento al bene, la sua sensibilità verso chi soffre, non conoscono limiti, né fazioni... Perché il bene non ha colore di pelle, né identità politica!
San Luca è l'evangelista della misericordia: soltanto Luca racconta la parabola del figliol prodigo; soltanto Luca riporta il dialogo tra Gesù crocifisso e il buon ladrone...
A questi due brani, possiamo aggiungere quello citato poc'anzi.
Nel Getzemani, in un clima di violenza e terrore, o, per dirla con le parole di Gesù, nell'ora delle tenebre, invece di temere per se stesso, il Figlio di Dio pronuncia ancora parole di pace, e compie gesti di misericordia verso il prossimo, chiunque egli sia.
In questo senso, il Signore rimane del tutto padrone di sé e della situazione, continuando il discorso iniziato dopo il battesimo nel Giordano, e sempre centrato sul perdono, sulla pace, sulla carità fraterna... Fino a pochi istanti prima della morte, il Figlio di Maria mantiene aperto il canale di comunicazione con gli uomini, superando ogni loro ostilità nei suoi confronti; comunicazione di fede, comunicazione di speranza, comunicazione di amore.
Del resto, il Verbo si fece carne, in obbedienza alla volontà del Padre, per riaprire la strada verso il cielo, tracciando una via che, dal Padre, conducesse agli uomini, e dagli uomini, ritornasse al Padre. Questa strada percorsa dal Verbo verso di noi, nel mistero dell'Annunciazione, il Cristo risorto la ripercorse a ritroso nel mistero dell'Ascensione, trascinando con sé l'umanità redenta, noi!
Da quel momento, nella Trinità c'è anche una parte di noi, la nostra umanità redenta.