L'uomo-per-gli-altri
Crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra
Cristo è al centro: per quanto la scena sia quella di una condanna a morte - il modo più violento con cui una società caccia da se stessa un essere umano -, Luca pone Gesù al centro, al centro di una condanna tra "cacciati" dal genere umano, una croce tra altre due croci, ma pur sempre al centro. Non è senza significato perché Dio non può essere incontrato ai margini della vita, non cammina e non muore sul ciglio della strada, alla periferia della nostra esistenza individuale e della storia, il suo posto è proprio al centro, nel cuore di esse.
Oggi sembra che il mondo possa fare senza Dio, tanti misteri che un tempo richiamavano a Dio sono stati risolti dalla scienza, l'uomo può fare da solo ha raggiunto una sua autonomia. Certo, ci sono ancora situazioni in cui l'uomo si misura con i propri limiti, con l'impotenza, ecco allora la necessità di un Dio potente, capace di intervenire, aiutare, sostenere, liberare... quando questo non succede si va in crisi pronti a rigettare l'ultimo barlume di fede che è rimasta.
Il Cristo crocifisso, tra i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra, è come un monito, un invito a rimanere al centro anche se il mondo moderno, o postmoderno, sembra spingere i cristiani lontano, ai margini della storia, un po' nascosti. Al contrario è proprio il Crocifisso a chiederci di immergersi totalmente nella storia, senza riserve, senza paure. Siamo chiamati a confrontarci totalmente con la complessità della storia e dell'esistenza, rifiutando ogni via di fuga.
«Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!»
Davanti al Crocifisso gli atteggiamenti sono diversi, diverse le emozioni, le relazioni; Luca parla della folla che era venuta a vedere questo spettacolo; per noi oggi è difficile immaginare quale clima si respirasse intorno al Golgota, anche le rappresentazioni pittoriche hanno caratteristiche molto diverse e traspariscono il modo di sentire e raffigurare tipico di ogni epoca; il vangelo ci dice che il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano. Per tre volte, con insistenza è reiterata la stessa richiesta: salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto. C'è nel cuore dell'uomo l'immagine di un Dio che ha il compito di risolvere i problemi, di fare giustizia, di rimediare alle malefatte umane o perlomeno di compensare in un aldilà le sofferenze, i guai subiti nell'aldiqua. Gesù proprio perché non salva se stesso è l'uomo-per-gli-altri. Il Crocifisso è immagine del Dio vero, autentico, non rivestito di religiosità o di superstizione; Dio che si lascia cacciare dall'umanità, che si lascia sopraffare dalla violenza e dalla "giustizia umana", dalla stupidità dell'uomo di ogni epoca. Possiamo, noi oggi, essere capaci di contemplare il Cristo crocifisso, il Dio impotente, quel Dio che si è incarnato in un Cristo sofferente?
Non si tratta di lasciarsi travolgere dalle emozioni quanto a condividere la sofferenza di Cristo nel mondo; accettando ogni sfida che la storia ci mette davanti, vivendola dal di dentro, l'uomo trova il Crocifisso al suo fianco, il suo essere per gli altri.
«Veramente quest'uomo era giusto».
Il centurione, visto ciò che era accaduto, esprime la sua fede: quest'uomo era giusto, la sua vita, la sua morte è orientata in Dio. Il cristiano opera nel mondo con la consapevolezza del "limite", ogni azione è votata al fallimento; il senso del Crocifisso è proprio l'impotenza ma anche quello della comunione: oggi con me sarai nel paradiso. Il cristiano è chiamato a impegnarsi senza risparmio nella quotidianità della storia affidandosi al Dio sofferente e impotente; per quanto l'uomo sperimenti il fallimento di fronte agli uomini dell'agire cristiano, ha però la consapevolezza di affidare la sua azione nelle mani di Dio che solo può portare a compimento: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
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