Omelia (18-04-2019)
don Maurizio Prandi
L'Eucaristia nella vita di tutti giorni

Forse mescolo un po' di cose, ma mi piacerebbe raccogliere il cammino percorso come comunità parrocchiale in questi ultimi tempi. Trovo una grande continuità tra quanto condiviso insieme in Quaresima - la realtà come primo luogo formativo, - e di conseguenza quanto richiesto dai genitori nelle domeniche di catechesi familiare: come evangelizzare la quotidianità, come il vangelo può aiutarci a leggere la realtà. Abbiamo la pretesa, addirittura, di riassumere tutto questo in quello che tradizionalmente chiamiamo sepolcro e che in realtà è un vero e proprio altare dove porremo, insieme ai bimbi che riceveranno la Prima Comunione, il Santissimo Sacramento.


Ascoltando i vangeli della Passione abbiamo imparato in questi anni alcune cose di importanza fondamentale: ad esempio che Gesù chiede ai discepoli di andare in città, non in un luogo speciale, di atmosfera, non fuori, dentro! Dentro la città e non dentro una città qualunque, ma dentro la città che si stava preparando ad ucciderlo (A. Casati). La Basilica, la nostra chiesa, le nostre chiese sono questa città, rappresentano questa città, il luogo in cui Gesù ha celebrato l'ultima cena, l'Eucaristia. Che bello (almeno per me lo è!) l'eucaristia è dentro la città, l'eucaristia è dentro la casa, l'eucaristia è dentro la vita di tutti i giorni: è dentro il nostro cammino, a volte dritto, a volte storto; a volte coerente, a volte controverso; a volte limpido, a volte opaco.

Troverete un po' di tutto nel sepolcro: scarpe, giornali, libri di scuola, pirofile, aghi da maglia, attrezzi da lavoro, e Gesù in mezzo.


Questa cena, che riviviamo, il vangelo ci dice che Gesù l'ha mangiata con i suoi discepoli in una sala al piano superiore di una casa; poi sono scesi, e sono usciti. Sapete? A volte mi trovo a disagio nel celebrare la messa lassù in cima sull'altare papale, ma pensare che anche Gesù e i discepoli quella sera hanno guardato, forse contemplato la città dall'alto, le case, le storie delle persone, la loro quotidianità e che non si sono fermati a guardarla, ma sono scesi e poi sono usciti per entrarci dentro a quella storia, mi aiuta. Mi fa desiderare perlomeno di scendere per entrare anche io, per amare; anche noi come comunità, come parrocchia di parrocchie usciamo con questa consegna di amore e di dedizione: prendersi cura delle stanchezze, delle debolezze dei nostri fratelli e sorelle.


Il gesto del servo, il gesto di un servo che conosceva bene il suo padrone: sapeva dove era stato quel giorno, sapeva quali strade aveva percorso, conosceva la sua stanchezza; non ci si può limitare a buttare distrattamente un po' d'acqua come io farò tra poco sui piedi di questi bimbi bellissimi. Lavare i piedi dando ristoro: chissà quanto tempo ci avrà messo Gesù, chissà quali strade ha ripercorso pensando a loro mentre si inginocchiava, chissà come avrà fatto una volta arrivato ai piedi di quei presuntuosi di Giacomo e Giovanni che avranno imparato una volta di più l'umiltà e non certo il salire dei gradini; o quel violento di Simone lo Zelota, con quanta cura, dolcezza, tenerezza Gesù avrà compiuto quel gesto; o la strada dell'incomprensione di Filippo che avrà sentito in quelle mani il desiderio di Gesù di stare nella relazione; o quel coraggioso e allo stesso tempo incredulo di Tommaso che avrà sentito chissà: forza e fiducia; la testardaggine mista a paura e codardia di Pietro che avrà avuto l'impressione di avere di fronte a lui quella roccia da cui ha preso il nome; Giuda il traditore, chissà che fatica lavare quei piedi, chissà quali pensieri!

L'ho fatto io, ora fatelo anche voi! lavatevi i piedi gli uni gli altri, sollevate la stanchezza che pesa sull'umanità, non passate con indifferenza; guardate, accorgetevi di ogni volto segnato, di ogni vita affaticata.

Gesù lo dice anche a voi bimbi: i vostri cari magari tornano a casa stanchi e voi li accogliete con tutto l'amore che avete!

Ognuno di noi può farlo, ognuno di noi! Abbiamo amici sfiniti magari da preoccupazioni oppure dai problemi; senza l'obiettivo di risolvere mi raccomando, no! Si fa come si può, regalando un gesto, una parola e sarà come lavare i piedi, sollevare stanchezze, donare a chi lo necessita, una luce e una speranza.