Non è qui
Non trovarono il corpo del Signore
Noi apparteniamo alla storia e alla terra, all'evolversi delle cose e delle persone; tutto ciò che sappiamo è tratto dalla nostra esperienza di uomini e di donne immersi nella concretezza di ciò che tocchiamo e vediamo. Ecco, la resurrezione di Cristo non appartiene a questa categoria, non fa parte dell'esperienza storica, nessuno dei quattro vangeli descrive la resurrezione di Gesù e ogni evangelista racconta di quel primo giorno della settimana a modo suo, diverso dagli altri e in contraddizione l'uno con l'altro.
In Giovanni tutto accade a Gerusalemme: la morte, l'incontro con la Maddalena, l'apparizione ai discepoli nel cenacolo nel breve spazio di una giornata. In Matteo, invece, l'incontro con il Risorto è rinviato in Galilea (cfr. Mt 28,10) a quattro giorni di viaggio da Gerusalemme. Luca si affida ai due discepoli che sfiduciati tornano a Emmaus in quello stesso giorno e riconoscono il Signore nello spezzare il pane (cfr. Lc 24, 13-35). Marco mette insieme diverse esperienze inconciliabili tra loro (cfr Mc 16,1-18). Luca racconta che l'annuncio della resurrezione è affidato a due uomini, in abito sfolgorante; in Matteo è un angelo del Signore a rotolare via la pietra; per Giovanni è Gesù stesso, confuso per il giardiniere, che appare alla Maddalena.
Su una cosa concordano che chi andò quella mattina al sepolcro lo trovò vuoto.
Non è qui, è risorto
Può sembrare strano ma è proprio l'assenza che rivela la presenza del Signore, il sepolcro abbandonato insieme al sudario e i teli come cose inutili ci raccontano della vita, ciò che è vuoto ci fa conoscere la pienezza, il "nulla" rende evidente il "Tutto"!
Credere a quella "assenza", a quel "vuoto" è per noi essenziale, san Paolo ci avverte: Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede (1Cor 15,14).
La resurrezione di Gesù non appartiene alla storia ma alla fede, non è un episodio della cronaca, ma è un fatto che trascende l'esperienza umana e la sconvolge. Non dobbiamo credere che Gesù è resuscitato perché ci è insegnato dalla Chiesa, neppure perché è scritto nei Vangeli, per altro in modo confuso, quanto sperimentarlo nella nostra esistenza; Gesù è vivo e vivificante, lo si scopre giorno per giorno proprio nelle contraddizioni della vita. Quello che i vangeli tendono a fare, intorno alla resurrezione di Gesù, è di raccontare come i discepoli hanno sperimentato la Sua presenza ed è possibile sperimentare Gesù resuscitato soltanto mettendo in pratica la sua Parola, lasciandosi accompagnare da Lui, incontrandolo dove non lo avremmo mai pensato.
"Come il padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Gv 20,21)
Nella apparizione nel cenacolo Gesù consegna a noi la sua missione, quella che il Padre gli ha affidato: proviamolo a sperimentare nella nostra vita e scopriremo che Gesù è vivo e dà la vita. Cristo non è "tornato in vita", il suo cadavere non è rinvivito, non si sono riattivate le funzionalità biologiche; nella resurrezione Cristo è andato "oltre" l'esperienza storica della vita, i discepoli fanno fatica a riconoscerlo come da sempre lo avevano riconosciuto; Gesù si è fatto definitivamente "altro", così come Luca ci aveva anticipato nella trasfigurazione (cfr Lc 9,28-36).
La Pasqua segna questo passaggio, per il Signore e per ciascuno di noi che il Lui crediamo. Lasciare che il vuoto della tomba riempia la nostra vita, che l'amore per l'altro da noi domini le nostre scelte, che il Vangelo esca dalle nostre mani come Parola che non ci appartiene ma che abbiamo ricevuto, ha attraversato la nostra vita per diventare dono agli altri.
Buona Pasqua
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