Omelia (05-01-2003) |
padre Ermes Ronchi |
Il 'nostro' Natale arriva adesso «Ama la vita, prenditene cura, è la tenda del Verbo» «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta». Dopo il Natale di Gesù viene il tempo del nostro natale. Che Giovanni, nel suo brano immenso, spiega così: A quanti l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Sintesi estrema del Vangelo: per questo è venuto, è stato crocifisso ed è risorto, perché gli uomini diventino figli di Dio. Ci troviamo proiettati nel centro incandescente di tutto ciò che è accaduto, di tutto ciò che avverrà. C'è un potere in noi, non una semplice possibilità o un diritto, ma di più, una energia, una forza: diventare figli di Dio. Come si diventa figli? In tutte le Scritture figlio è colui che si comporta come il padre, gli assomiglia, ne perpetua i gesti. Figlio di Dio è colui che assomiglia a Dio nei pensieri, nei sentimenti, nel pane dato, nel perdono mai contato. Diventare figli è una concretissima strada infinita. Una piccola parola di cui è pieno il vangelo, ci spiega con semplicità questo percorso. La parola è l'avverbio come. Una parola che da sola non vive, che rimanda oltre, che domanda un altro: Siate perfetti come il Padre, siate misericordiosi come il Padre, amatevi come io vi ho amato, la tua volontà in terra come in cielo. Come Cristo, come il Padre, come il cielo. Ed è aperto il più grande orizzonte. Non essere mai misura a te stesso, misurati con Dio e con il vangelo. Non ti realizzerai mai se non provi a realizzare Cristo. E tu hai questa infinita possibilità. E Dio che cosa fa? Il Padre genera e comunica vita. Figlio di Dio sei tu quando solleciti negli altri le sorgenti della vita; quando ridesti luce e calore, e generi pace, e sai ridare speranza. Dio è amore; ma come è possibile anche solo assomigliargli? C'è in noi un potere, datoci a Natale, e prima ancora, addirittura "in principio", il Verbo è da sempre, sostanza di tutto il creato, segreto di ogni parola; nulla è stato fatto senza di lui, la luce è nel guscio di argilla, la sua tenda in mezzo a noi. Per la sua incarnazione abbiamo il potere di contenere e custodire la luce, anche nell'argilla, anche nel frammento. Cerchi luce? Ama la vita, prenditene cura, è la tenda del Verbo. Amala, con i suoi turbini e le sue tempeste, e sempre più spesso però con il suo sole e le sue rose. E poi vai a servizio amoroso là dove la vita langue e sembra prossima a spegnersi. Ha fatto risplendere la vita, ma i suoi non l'hanno accolto. Noi non rifiutiamo Dio, ma neppure lo accogliamo. Questo è il dramma. Rimango a mezza strada, perché so che accoglierlo mi impegna a diventare come lui, mi cambia la vita. So che non posso accoglierlo impunemente, senza pagarne il prezzo in moneta di fuoco e di croce. Eppure grazie, Signore, per la vita, per la forza invincibile di diventare figlio, custodita in un guscio d'argilla. |