Venite a mangiare
Me ne vado a pescare
Per Simone la pesca non è un hobby ma un lavoro impegnativo; è cresciuto facendo il pescatore finché non ha udito quella chiamata a diventare pescatore di uomini (Lc 5,1-11). L'esperienza di vita con Gesù è stata coinvolgente, esaltante, incredibile da raccontare, poi la tragedia della passione, il suo tradimento l'ha sconvolto, la scoperta della Resurrezione è stata talmente forte che è difficile comprenderla, tutto sembra spingerlo oltre ma non ce la fa, troppe emozioni tutte insieme hanno bisogno di lasciare che si decantino, ci vuole tempo: è meglio tornare al mestiere di sempre.
È la cosa che viene naturale guardarsi indietro. Il nuovo che è davanti spaventa, preoccupa, quella già percorsa sembra essere la strada più sicura... chi lascia la via vecchia per la nuova sa cosa lascia e non ciò che trova!
Ma quella notte non presero nulla
Simone aveva preso l'iniziativa per se stesso, gli altri lo hanno seguito, ancora non avevano capito la portata della loro missione. Era ancora notte, come per Giuda che esce dal cenacolo per andare sulla sua strada. Quelle reti fatte di passato sono infeconde come infeconda è diventata la nostra società di oggi: basta guardare l'economia, i rapporti sociali, i rapporti internazionali. Nel "Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa c'è l'espressione: tutto cambia perché nulla cambi. Sembra paradossale ma rappresenta una delle aspirazioni dell'uomo; c'è da domandarsi dove sia la novità del Vangelo di cui i cristiani dovrebbero essere portatori, assistiamo inermi ad un progressivo scollamento della società moderna dallo spirito del Vangelo: dall'economia al mercato, dal rispetto della vita all'accoglienza dei deboli, dallo spreco di risorse all'egoismo; è stata fatta una esclusiva dei confini, della proprietà privata, della appartenenza ad un territorio come ad una tradizione; dei propri sentimenti, dei propri pensieri, dei propri desideri è stato fatto un assoluto.
Venite a mangiare
All'alba, quando la notte cede alla luce del giorno, viene il Signore, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù, non riescono ancora a vedere bene, né con la vista né col cuore. Gesù offre loro una occasione di comunione e di fecondità: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». I discepoli si rimettono in movimento, la rete si riempie di pesci, Giovanni dice che è il Signore, Pietro si getta in acqua, il fuoco acceso, il pane, ha fatto ritrovare la gioia dello stare insieme e la presenza stimolante del Signore anche se tutto ancora confuso,... nessuno lo ha riconosciuto, come sempre, ma tutti avevano in cuor loro la coscienza che quell'uomo che aveva chiesto loro da mangiare ed aveva condiviso il fuoco era il Signore. Non sempre riconosciamo il Signore dove e come lo vorremmo ma ogni incontro e ogni condivisione, ogni comunione è incontro con il Signore che si mostra alla fede di chi lo sa riconoscere.
Aggiunse: «Seguimi».
Pietro, segnato dal rinnegamento (18,27), ha bisogno di comunione, di una conferma di amore, un'esigenza maggiore e Gesù lo chiama per nome e cognome per chiedergli la misura del suo amore: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?» E Gesù domanda ancora una volta ed ancora una terza, non si accontenta di una semplice valutazione sul momento, chiede a Simone di scavarsi dentro di cercare la sua radice dell'amore che può essere uno solo: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Si era rivestito prima di gettarsi in acqua perché c'era il Signore, ma adesso davanti a lui si mette a nudo e si lascia rivestire del suo sguardo di misericordia. Sarà l'amore del Signore e per il Signore che condurrà la sua vita fin dove avrebbe glorificato Dio.
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