Commento su Gv 6, 18-20
"Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse lor o: "Sono io, non temete"."
Gv 6, 18-20
Come vivere questa Parola?
Un monaco commenta così questo brano di Vangelo: "Senza di Lui, al buio, mentre soffia un forte vento: capita di frequente, il risultato più evidente è la paura di non farcela, di restare sommersi dalle onde di doversi dichiarare sconfitti dagli eventi. Di gente che affoga, di vite sommerse dalle onde, di uomini spauriti ne sentiamo parlare ogni giorno. L'abbandono, l'emarginazione, la solitudine sono i mali del nostro tempo: troppo spesso dobbiamo costatare che non solo non c'è Gesù tra loro, ma sono assenti anche coloro che dovrebbero far sentire con la loro presenza amorosa quella del Signore. È sempre confortante però costatare che allora come oggi, egli viene e cammina sulle acque per poi sentirsi accolto nella nostra barca traballante. Allora, una volta presente e accolto può davvero dirci parole di consolazione e far sì che la nostra barca, la mostra vita raggiunga felicemente la meta". E ancora, può fare in modo che noi possiamo diventare accoglienti per altri. Invitarli sulla nostra barca, magari un po' traballante e insicura, ma capace di resistere per la presenza del Maestro.
La voce di un religioso
"Sono io, non temete! Spesso, Signore Dio nostro, sul mare della nostra vita quotidiana si scatena la tempesta. Manda il tuo Figlio a calmare le acque, facendoci pregustare la pace che godremo presso di te nei secoli dei secoli."
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