Omelia (13-05-2019)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Sal 41 (42); 42 (43)

"Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a Te o Dio.
L'anima mia ha sete del Dio, del Dio vivente, quando verrò e vedrò il Volto di Dio"

Salm. resp. 41 (42); 42-43.


Come vivere questa Parola?

Si tratta del Salmo responsoriale 41 (42); 42-43 di oggi, lunedì 13 maggio. Il contenuto riguarda un'immagine di natura nella freschezza di un ricordo che è poetico ma soprattutto esistenziale.

Si tratta di una cerva colta nel momento in cui, assetata, cercalo scorrere di un'acqua vivificante la sua vita.

Il paragone è forte. Abbiamo provato tutti quanto è duro avere sete in torride giornate estive in città. E sappiamo bene il ristoro che si prova quando alle nostre lebbra giunge un sorso d'acqua limpida e viva.

Il paragone è trasparente. Spesso siamo assetati non tanto di cose materiali quanto piuttosto di ciò che è giusto vero buono e bello: il che, chiaramente è reperibile non certo solo in ciò che appaga a livello di sensi e di ricchezze materiali, di ciò che presto si consuma, marcisce, stanca, delude o muore.

Sì è a Te, o Dio, Infinito Amore a cui l'anima e il cuore anelano. In questo stesso salmo, l'autore chiede a Dio di mandargli la sua luce e la sua verità. Ecco: proprio quello di cui ho estremo bisogno io.


Signore non permettere che io vada ad abbeverarmi in qualsiasi cisterna che mi offre beni soltanto materiali. Non negherò la mia gratitudine se anch'essi ci sono, però ti prego, Signore, come e più di una cerva, fammi dissetare ai corsi d'acqua viva che sono la preghiera, i Sacramento, la pratica costante del precetto vertice di tutta la Bibbia: ama il tuo prossimo come te stesso.


La voce di Giovanni Nicolini

"Con il paragone di una cerva assetata il Salmo esprime la condizione del credente come" sete". Per tutto il Salmo accompagniamo un "dialogo" tra l'orante e la sua anima. È infatti la nostra anima ad avere "sete di Dio, del Dio vivente". Come intendiamo l'"anima"? Possiamo considerarla come la nostra persona interiore, come la profondità del nostro essere. Possiamo pensarla come quel livello della nostra vita dove si compiono le esperienze più profonde della nostra esistenza. Possiamo pensare la nostra anima come quella che si affaccia ad una realtà che va oltre la nostra stessa morte: "...quando verrò e vedrò il mio Dio?"(ver.3)."

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Sr Maria Pia Giudici FMA - info@sanbiagio.org