Omelia (26-05-2019)
padre Gian Franco Scarpitta
L'amore vera legge

I cristiani dei primi anni non avevano ancora delle abitudini o prassi cultuali loro proprie, ma come gli Ebrei si attenevano alla frequenza del tempio e all'osservanza della Legge di Mosè. E come strascico vi era anche chi praticava ancora la circoncisione, ritenuta necessaria per la salvezza e adesso così fanno taluni fedeli cristiani di provenienza giudaica: vogliono imporre la circoncisione ai fratelli neofiti provenienti dal paganesimo. Nella riunione a Gerusalemme a cui prendono parte Paolo e Barnaba e che viene definita Concilio di Gerusalemme (primo Concilio della storia della Chiesa) lo Spirito Santo sembra essere il vero protagonista dell'emendamento risolutivo alla questione e suggerisce che a tali fratelli non venga imposta alcuna osservanza esteriore, che fra l'altro con la venuta del Regno di Dio nelle parole e nelle opere di Cristo ha perso il suo fondamento. Essi devono solo evitare l'idolatria e vivere nella carità che è il vincolo della perfezione (Col 3, 14). Spiegherà Paolo ai Galati: "In Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità"(Gal 5, 6); Cristo stesso è sufficiente a giustificarci in forza del sacrificio che di se stesso ha operato sulla croce e in esso noi siamo stati risollevati e chiamati a una vita nuova e a una legge di libertà, che oltrepassa le prescrizioni della lettera. Lo Spirito Santo rivendica quindi l'importanza della legge dell'amore che rende tutte le altre cose secondarie e marginali e non conformi con il vero spirito della libertà al quale siamo stati chiamati.
Tante volte la pedanteria e le questioni procacciate di lana caprina nascondono una mancata presa di coscienza fondamentale, una lacuna nella formazione per cui si tende a cercare pretesti per giudicare gli altri su cose banali omettendo di considerare l'essenziale. Wiston Curchill diceva che se esistono diecimila norme si distrugge ogni rispetto per la legge; noi parafrasando il suo pensiero potremmo dire che tante normative insignificanti e banali possono distruggere la vera legge divina universale: l'amore.
I cristiani sono chiamati ad immedesimarsi in questo comandamento che la scorsa Domenica avevamo identificato con Giovanni come antico eppure sempre nuovo dell'amore caratterizzante la nostra convivenza, che qualifica i nostri rapporti ed è il contrassegno della nostra appartenenza a Cristo. Più che il legalismo esasperato dev'essere questa capacità di amare a toccare il nostro atteggiamento per costruire un nuovo sistema innovativo per noi stessi e per gli altri. Esso è l'amore che lega Cristo stesso al Padre, per il quale Padre e Figlio sin dall'eternità si appartengono a vicenda nello Spirito Santo e che è stato riversato dallo stesso Spirito nei nostri cuori (Rm 5, 1 - 5), affiché anche noi vi fossimo innestati e ne partecipassimo profusamente. Sarà infatti lo Spirito Santo effuso a Pentecoste a far sì che riscontriamo ogni giorno la presenza di Gesù Risorto che ci convince sempre più dell'amore come unica risorsa possibile per la comunione e per la missione. Lo Spirito che Gesù promette e per il quale è necessario che lui adesso "vada al Padre" vincerà infatti ogni impressione di solitudine e di abbandono e infonderà sempre più costanza e e fiducia per l'adempimento di qualsiasi compito o missione, sopratttutto quella dell'annuncio stesso che conduce alla fede e alla speranza.
L'amore è l'elemento che estingue ogni pericolo di divisione e che al contrario integra le varie diversità nell'unica realtà di comunione che si realizza nel risorto. Esso è il vincolo di unione che ravvicina le distanze e rappacifica gli animi ribelli facendoli pervenire alle soluzioni più appropriate. L'amore è la logica nonché il criterio e l'orientamento decisionale, la carica che sprona in avanti e che vince ogni ritrosia e ogni timidezza.
Grazie all'amore di Dio che ci è stato dato in dono in forza dello Spirito Consolatore la Chiesa si prodiga sempre più alla testimonianza del Risorto e all'annuncio della speranza superando le scaramucce che minacciano la sua stabilità interna e conducendo man mano tutti quanti noi all'obiettivo della gloria definitiva.