Omelia (06-01-2003)
mons. Antonio Riboldi
C'è per tutti una stella

Ha sempre affascinato gli uomini di buona volontà, il racconto dei magi che partirono da Oriente per recarsi a Betlemme, alla ricerca del "re dei Giudei per adorarlo. Abbiamo visto la sua stella e l'abbiamo seguita".
Non sapevano nulla del mistero del Messia, ossia di Dio che per l'infinito amore che ha per gli uomini, tutti i suoi figli, si era fatto uomo e nato a Betlemme.
Si lasciarono condurre "dalla sua stella in Oriente" e non esitarono ad affrontare un lungo viaggio.
Ma per loro il mistero del Messia, rendeva bella la fatica. Non sapevano dove era Betlemme; non si immaginavano neppure cosa avrebbero o chi avrebbero trovato.
La loro guida era quella stella che non si fermava, ma li spingeva a camminare, guidando i loro passi fino a Gerusalemme dove la stella scomparendo, voleva forse dire loro che non era nel mondo che aveva rifiutato di accogliere Gesù, che avrebbero trovato il Messia.
Ebbero le indicazioni del profeta: "A Betlemme di Giudea, perché così era scritto per mezzo del profeta: "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda; da te uscirà infatti, un capo che pascerà il mio popolo, Israele".
Udite la parole del re Erode che si era subito preoccupato di un possibile contendente del suo potere, pronto ad ucciderlo, come veramente avvenne poi nella strage degli Innocenti, essi partirono.
Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino.
Al vedere la stella essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre e prostratisi Lo adorarono" (Mt. 2,1-12).
Come al solito il mondo, partendo dai doni che i magi fecero a Gesù: doni che esprimevano la loro grandissima gioia e quindi un modo per dire "grazie" a Chi per trovarLo avevano fatto un lungo cammino, ha tratto modo per una delle solite vie per trarre profitto, ignorando il mistero:
e così l'Epifania, ossia la chiamata che Dio faceva a tutti gli uomini di tutti i tempi al suo Regno, divenne, la festa della befana. Mentre invece l'Epifania, appunto per il suo carattere di chiamata di tutti alla salvezza, è davvero la nuova storia di Dio con l'uomo, una storia di amore e di salvezza.
Per noi che non siamo figli del popolo eletto, ossia gli ebrei, l'Epifania è come il Natale.
Vale la pena insieme di contemplare questa "grandissima gioia" prendendo alcuni spunti dal racconto dei Magi.
Anzitutto quella ricerca di Qualcuno che misteriosamente li attraeva, al punto da fare un lungo e faticoso viaggio.
Ma quando si cerca la Verità, che è l'indomabile sete del cuore dell'uomo, di ogni uomo o donna, non pesa la fatica o la sofferenza. Il momento in cui finalmente, come i Magi si trovano avvolti dalla Verità è come ritrovare il gusto della vita.
Viviamo un tempo che ha la sua sofferenza non solo nelle tante e inevitabili difficoltà che sono la salita al Calvario per la resurrezione, ma soprattutto in quel vuoto di cuore che ha tanta sete di infinito e non sa dove cercare la sorgente.
La si cerca nel denaro, nel successo, nel piacere, nel potere, ma si ci si accorge presto che non sono la stella che conduce alla gioia senza limiti di tempo, come fu per i Magi a Betlemme.
Dobbiamo avere il coraggio di dirci che vivere così, è come sentirsi "soli" che è l'inferno della esistenza. Abbiamo bisogno di Altro, di Lui, Dio.
E Dio non fa mancare, quando ci si lascia prendere per mano dal desiderio della Verità, di farci dono della "stella", ossia di quei "segni" che ci guidano.
Non appartengo al pessimismo, ossia a non vedere la speranza, pur avendo passato momenti di grande prova: basta ricordare il Belice, il terremoto, e tanti altri fatti che hanno costellato la mia vita.
Tanti mi chiedono dove ho trovato il coraggio e la speranza. Ho sempre avuto lo sguardo fisso a Dio, che come una stella ha guidato e sostenuto i miei passi.
Il cielo nel nostro tempo, se lo guardate con gli occhi della speranza che è dono di Dio, è davvero pieno di "stelle", che accompagnano tantissimi uomini di buona volontà.
Basta pensare alle tante forme di volontariato, ai medici senza frontiere che operano dove pare non ci sia speranza, a missionari che sono felici anche se circondati dalla fame e dalla persecuzione, a tanti, ma tanti che non conoscono il male della solitudine.
Direi che il domani è proprio di quel cielo stellato di uomini di buona volontà più forte dei folli temporali di chi non conosce solidarietà e amore di Dio.
E la nostra "stella" a volte appare quando meno ce l'aspettiamo. Ho conosciuto alcuni di questi fratelli che per anni vivevano senza guardare il cielo.
Poi, all'improvviso hanno scorto la stella di Dio e la loro vita fu una corsa verso la gioia.
Ricordo un mio confratello don Clemente Rebora, grande poeta, che fino a 40 anni vagava nella vita e irrideva a ciò che era celeste.
Quando Dio lo raggiunse, la sua vita fu altra ed era per me uno spettacolo veder la sua corsa verso la grotta di Gesù, dove attingeva grandissima gioia.
Nella Quaresima del 1955, il Card. Montini, poi Paolo VI, si faceva profeta della speranza con queste parole che sembrano scritte per noi: "Dall'inquietudine degli spiriti laici e ribelli e dall'aberrazione delle dolorose esperienze umane, prorompe fatale una confessione al Cristo assente: di Te abbiamo bisogno.
Di te abbiamo bisogno, dicono anche altre voci isolate e disparate: ma sono molte oggi e fanno coro. E' una strana sinfonia di nostalgici che sospirano a Cristo perduto: di pensosi che intravedono qualche evanescienza di Cristo; di generosi che da Lui imparano il vero eroismo;
di sofferenti che sentono la simpatia per l'Uomo dei dolori; di delusi che cercano una parola ferma, una pace sicura: di onesti che riconoscono la saggezza del vero Maestro; di volenterosi che sperano di incontrarlo nelle vie diritte del bene; di convertiti che confidano la loro avventura spirituale e dicono la loro felicità per averLo trovato".(Quaresima 1955).
A distanza di quasi 50 anni, possiamo dire che davvero il mondo è pieno di Magi che seguono una stella che li conduce alla grotta di Gesù.
Non c'è che da fare compagnia a loro: è la giusta compagnia per chi vuole giungere alla vera gioia. Altre compagnie donano l'inferno del nulla.