Omelia (23-06-2019) |
Luca Rubin |
Pane di Dio, anche tu Il vangelo di oggi coglie in un'unica foto, il limite umano e il suo riscatto. Da una parte l'impossibilità a nutrire tutta quella gente, dall'altra la sfida di Dio: Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Questo invito del Signore ci dà la misura di come Dio non sta giocando con noi, ma ha investito tutto Se stesso affinché noi sapessimo rispondere a questa vocazione così sproporzionata, irrazionale e illogica. Davanti a questo invito molti se ne vanno, brontolano, inveiscono: Gesù ma li hai contati? Sono 5000 persone! Ti rendi conto che mi chiedi una cosa impossibile? Se Maria nell'annunciazione chiede "Come è possibile?" essi non si mettono in gioco, non escono dalla constatazione della realtà e dicono "è impossibile!". Non si rendono conto che sono proprio loro la causa dell'impossibilità, impedendo in se stessi e negli altri il progetto di Dio. Maria chiede il come e si affida, loro non chiedono e si bloccano. Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Questo invito può essere letto in due modi:
Se la prima opzione è oltre le tue possibilità, la seconda è invece sempre possibile e pienamente realizzabile: ti viene chiesto di donarti, senza troppi calcoli, senza pensare a cos'hai in tasca. Non offrire cibo per una folla affamata, offri tutto te stesso, offri il sapore della tua vita ma anche la tua insipidità, fidati di chi ti invita a una missione così grande eppure così bella! Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Ti sei offerto, sei andato oltre al tuo ragionamento: ora che succede? Tieniti forte:
Sono necessari questi cinque gesti per passare dall'impossibile al possibile, per uscire dal ripiegamento e diventare dono, per lasciare perdere i due spiccioli che hai in tasca e offrirti a chi desidera non il menù del pranzo ma la tua vita, il tuo cuore, la tua essenza. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. Un miracolo? Un prodigio? Un incantesimo? Niente di tutto questo. Semplicemente è cambiato il tuo modo di vedere le cose, è cambiato il tuo orizzonte, e ora non sei più tuo: sei nelle mani e negli occhi di Gesù, nel cuore di Dio... e nello stomaco della folla! Quest'ultimo passaggio non è così poetico, e ne faremo volentieri a meno, non è vero? Ma attenzione: il tuo dono non è disperso nell'apparato digerente di chissà chi, e magari neppure ti dice grazie (te lo ha detto Dio, non ti basta?), il tuo dono è in quelle dodici ceste avanzate, il tuo dono continua il suo viaggio, viene conservato e protetto per essere cibo di altre folle desiderose di infinito, di chi si pone domande senza risposta, di chi si chiede "come è possibile". Sei diventato pane di Dio, Eucaristia che si realizza tutte le volte in cui vai oltre te stesso, e il modello è Gesù. Anche Lui si è offerto, il suo sì è stato accolto, benedetto, spezzato (la croce è lì a dirci come) e dato. Il dono di Gesù continua nei secoli, e va oltre il tempo e lo spazio di questo nostro mondo. Anche il tuo dono diventa eterno, e neanche una briciola andrà perduta. |