Omelia (12-09-2003) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro" Come vivere questa Parola? Questa paraboletta del cieco segue immediatamente l'insegnamento "vertice" di Gesù all'interno del discorso della montagna. "Siate misericordiosi come il Padre vostro celeste. Non giudicate e non sarete giudicati, date e vi sarà dato, con la misura con cui date sarà dato a voi". Si tratta dunque di cogliere che la cecità consiste non solo nel non vivere questi precetti dell'amore ma per di più non riconoscerne l'inadempienza.. Eppure è proprio di chi non medita e non pratica questi precetti evangelici il vivere nella più cieca presunzione di sé. Con estrema facilità si trinciano giudizi negativi sugli altri e ci si pone spesso come termine di paragone. Io faccio bene questo e quest'altro e quest'altro ancora. Dal credere gli altri nel torto e se stessi a posto al pretendere di insegnare agli altri la buona strada il passo è breve. Davvero ciechi che pretendono di guidare altri ciechi. Quale terapia al riguardo? Gesù la indica, in molta positività. È Lui il maestro e noi siamo discepoli. Solo da Lui abbiamo ogni giorno da imparare. Ma se perseveriamo nell'ascoltare e nel praticare la sua Parola, allora sì che diventiamo quel "discepolo ben preparato" che irradia la luce di Lui: l'unico Maestro, il Maestro per eccellenza. Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosto a visualizzare la scena del cieco che guida un altro cieco precipitando nel baratro. Chiedo al Signore di comprendere che da quel baratro di inautenticità, di errore e non senso Lui mi può distogliere se UMILMENTE mi pongo davvero alla sua sequela. Signore, Tu sei il Maestro. Fa' che io ti sia discepolo con cuore umile e docile. Mai io pretenda di guidare altri senza essere impregnato della tua Parola, senza impegnarmi a viverla in prima persona. La voce di un padre della Chiesa Alcuni, mentre si affannano ad eccellere sui fratelli, mai si sottomettono. Mossi dalla superbia, mentre bramano ammaestrare gli altri, né apprendono per sé, né meritano di fare quelle cose che appartengono a Dio e sono da farsi. A costoro è opportuno applicare la sentenza del nostro Salvatore, secondo la quale è inevitabile che dei ciechi divenuti guide di altri ciechi, finiscano insieme in un fossato Giovanni Cassiano |