Omelia (15-08-2019)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimenti

1. Le letture odierne sono tra le più note del Nuovo Testamento eppure non smettono di stupirci per la loro ricchezza e la loro profondità. Su di esse si fonda gran parte del dogma dell'Assunzione che oggi celebriamo. Luca ci ricorda la sollecitudine di Maria nell'andare ad assistere Elisabetta nella cui casa restò per tre mesi servendo la parente in attesa della nascita del Battista. Le parole d'accoglienza sono ormai ripetute quotidianamente da milioni di persone: "Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno!". È bastato il suono del saluto di Maria per farle sussultare il suo bambino nel grembo. È allora che la Beata Vergine intona il suo memorabile canto del Magnificat.

2. Elisabetta ha definito Maria beata perché "ha creduto nell'adempimento di ciò che le era stato detto da parte del Signore!" ed è proprio da qui che comincia il Magnificat. Alcuni spiriti critici hanno sostenuto che è tipico delle donne semite improvvisare composizioni poetiche, ma qui ci sono novità dovute al valore profetico e passi che anticipano il discorso della montagna. Alla potenza e alla santità di Dio, Maria contrappone l'umiltà, alcune traduzioni parlano più esplicitamente di "bassezza", della sua serva che, però, "d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata", grazie a quello che in lei ha potuto compiere l'Onnipotente.

3. All'umiltà, che trova accoglienza presso Dio, è contrapposta la superbia che viene sempre respinta dall'Altissimo: "ha disperso i superbi con i disegni del loro cuore". Da qui il continuo rovesciamento delle sorti dei potenti e dei ricchi rimandati "a mani vuote". Al contrario il suo servo, Israele, viene soccorso dall'Onnipotente "ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri". Da qui il continuo innalzamento degli umili e il ricolmare "di beni gli affamati". In senso materiale, certo, ma anche in senso spirituale: coloro, cioè, che hanno fame di Dio, della sua giustizia e della sua misericordia. Il canto del Magnificat chiude con la lapidaria espressione: "per sempre", che sa di eternità.

4. Paolo sembra spostare l'angolo d'osservazione parlandoci della resurrezione di Cristo. In realtà non è così. La responsabilità e la morte di Adamo vengono riscattati dalla morte e resurrezione del Salvatore. In Maria è presente la nuova Eva: l'Immacolata. Per questo non poteva subire la corruzione della morte. Se Cristo ascende al cielo, Maria viene assunta al cielo anticipando il prodigio che investirà l'intera comunità dei credenti, coloro, cioè, che hanno fatto proprio questo mistero e lo vivono nell'attesa.

5. L'Apocalisse ci conferma tutto ciò: "Ormai è avvenuta la salvezza, la potenza e il regno del Dio nostro e l'autorità del suo Cristo". Tutto questo è stato possibile grazie al Fiat di Maria presentata qui come "una donna ravvolta dal sole, e la luna sotto i suoi piedi, e sulla sua testa una corona di dodici stelle". L'Apocalisse fa qui riferimento alle forze del male, del dragone, che si scatenano contro il suo nascituro, ma la donna si rifugia in un luogo preparato da Dio e darà alla luce il Salvatore del mondo.