Omelia (15-08-2019) |
don Lucio D'Abbraccio |
Beata la Vergine Maria, che ha portato in grembo il Figlio dell'eterno Padre! Nella messa vespertina della solennità dell'Assunzione al Cielo della Madre di Dio, celebriamo il passaggio dalla condizione terrena alla beatitudine celeste di Colei che ha generato nella carne e accolto nella fede il Signore della Vita. La venerazione verso la Vergine Maria accompagna fin dagli inizi il cammino della Chiesa e già a partire dal IV secolo appaiono feste mariane: in alcune viene esaltato il ruolo della Vergine nella storia della salvezza, in altre vengono celebrati i momenti principali della sua esistenza terrena. Il significato dell'odierna festa è contenuto nelle parole conclusive della definizione dogmatica, proclamata dal venerabile Pio XII il 1° novembre 1950: «L'Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (cf Cost. ap. Munificentissimus Deus, AAS 42 [1950], 770). Artisti d'ogni epoca hanno dipinto e scolpito la santità della Madre del Signore adornando chiese e santuari. Poeti, scrittori e musicisti hanno tributato onore alla Vergine con inni e canti liturgici. Da Oriente a Occidente la Tutta santa è invocata Madre celeste, che sostiene il Figlio di Dio fra le braccia e sotto la cui protezione trova rifugio tutta l'umanità, con l'antichissima preghiera: "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta". Nel vangelo che è stato proclamato, l'evangelista Luca scrive che: «mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!". Ma egli - prosegue l'evangelista - disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!"». In questo frammento del vangelo notiamo che Gesù non respinge la lode appassionata che quella donna semplice dedica a Colei che ha avuto il privilegio di portare in grembo e di allattare il Figlio dell'eterno Padre, anzi, il Cristo Signore, con la sua risposta, ha fatto il più grande e il più bello encomio alla sua santissima Madre la quale, dal momento dell'annunciazione e fino al suo starsene ritta ai piedi della croce fu sempre in ascolto di quella Parola di Dio di cui fu serva e madre obbediente. Ebbene, Maria è Madre non solo perché ha generato il Figlio di Dio, ma lo è - come dice ancora Luca - perché «custodiva tutte queste cose [riguardanti Gesù] meditandole nel suo cuore» (cf Lc 2, 19.51). Ed è per questo che Maria è "beata": non solo perché ha avuto in grembo e allattato Gesù, ma perché ne ha ascoltato e custodito la Parola. Ella, nel cui grembo si è fatto piccolo l'Onnipotente, dopo l'annuncio dell'Angelo - leggeremo nel vangelo di domani -, senza alcun indugio, si reca in fretta dalla parente Elisabetta per portarle il Salvatore del mondo. E, infatti, «appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo... [e] fu colmata di Spirito Santo» (cf Lc 1,41); riconobbe la Madre di Dio in «colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore ha detto» (cf Lc 1,45). Le due donne, che attendevano il compimento delle promesse divine, pregustano, ora, la gioia della venuta del Regno di Dio, la gioia della salvezza. Affidiamoci a Colei che - come affermava il papa san Paolo VI - «assunta in cielo, non ha deposto la sua missione di intercessione e di salvezza» (Cf Es. ap. Marialis Cultus, 18, AAS 66 [1974], 130). A Lei, guida degli Apostoli, sostegno dei Martiri, luce dei Santi, rivolgiamo la nostra preghiera, supplicandola di accompagnarci in questa vita terrena, di aiutarci a guardare il Cielo e di accoglierci un giorno accanto al Suo Figlio Gesù. |