Omelia (15-08-2019) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Una Solennità che ci rincuora Nella pienezza del Tempo Ordinario, che ci rende edotti sull'ideale della nostra disciplina cristiana e sui normali comportamenti che andrebbero adottati da un vero discepolo di Cristo, improvvisamente e non irragionevolmente veniamo esortati a riflettere sulla Madre di Dio, questa volta valutata nel particolare aspetto della sua Assunzione al Cielo. La Prima Lettura tratta dal Libro dell'Apocalisse è molto vivace e avvincente, descrivendo questa lotta fra la "donna" e il "dragone", alla quale assiste tutta l'estensione del cosmo rappresentato dalla luna, dalle stelle e dagli uomini di tutta la terra dal cui esito della lotta dipende tutto il destino. Si parla della "donna" protagonista del duello e della vittoria contro il serpente identificato con il diavolo, che viene da questa precipitato e abbandonato a se stesso; un'immagine femminile aggraziata e luminosa, che una lunga pia devozione ha identificato con Maria, ma che in realtà rappresenta la Chiesa, cioè il popolo di Dio che sostiene la continua vicenda contro il Tentatore. Nella Chiesa Gesù si manifesta e continua la sua opera di salvezza, ma nella Chiesa l'antico avversario continua ad avversare i suoi fedeli, a muovere ostilità nei confronti del Figlio che essa (la Chiesa) in un certo qual modo "partorisce". In tutto questo però, anche se non nella forma immediata ed esplicita, la figura di una "donna" materiale in effetti emerge, sebbene assuma una forma secondaria rispetto al Figlio di Dio: in questa vicenda di combattimento per affermare il bene sul male, Maria infatti è partecipe, sia perché essa stessa è membro della Chiesa, sia perché ne è modello quale prima discepola al seguito dello stesso Signore Gesù, sia perché costantemente segue ogni atto di eroismo del Figlio di Dio nella suddetta lotta contro il male. Anche se in secondo piano, Maria è sempre associata all'opera di salvezza e di redenzione che Cristo svolge nella Chiesa, vi prende parte e la sospinge animata dalla convinzione di essere stata scelta come Madre del Redentore e per ciò stesso di essere stata resa partecipe dell'opera di redenzione e di salvezza. Inoltre Maria, quale Madre del Signore che estende alla Chiesa stessa la sua maternità, sostiene gli sforzi di tutti quanti noi che in lui coi riconosciamo Figli dell'unico Padre nonché Fratelli. Ci esorta alla perseveranza nella sequela del suo Figlio, ci motiva e ci incoraggia nella continua lotta contro tutto ciò che a lui può essere avverso. L'opera di Maria non sostituisce l'attività redentrice di Cristo Figlio di Dio e nulla toglie all'unicità della grazia da lui accordata a noi peccatori, né all'unica mediazione di Cristo presso il Padre (1Tm 2, 5), tuttavia il suo intervento partecipativo alla singolare opera del suo Figlio, ci incoraggia tuttavia a che noi usufruiamo della grazia di Dio più speditamente e siamo maggiormente sostenuti in questa vicenda di lotta verso la perfezione e la fuga dai mali del mondo. Quanto appena detto è indispensabile per comprendere la liturgia odierna e la sua solennità. Appunto perché continuamente associata all'opera di redenzione del suo Figlio, Maria non può che raggiungere un destino di gloria adeguato, che non può essere pari a quello di tutte le altre creature umane. I meriti di Maria sono eccellenti e talmente esaltanti che non è possibile che le sia riservato un comune destino di salvezza eterna. In altre parole, Maria merita molto più del Paradiso e della dimensione di gloria futura riservata a tutti coloro che si cimentano nella radicalità della sequela e della testimonianza del Cristo: per aver accolto senza riserve il progetto che Dio su di lei aveva impostato di una maternità inaspettata, per aver portato avanti questo progetto nella lotta contro immancabili sacrifici e difficoltà, per essere stata docile all'ascolto e all'abnegazione nei confronti di Dio man mano che esercitava la maternità sul suo Figlio e soprattutto per averlo sempre sostenuto in questa opera di redenzione e di lotta contro il male sempre a lui associata e mai disgiunta, doveva ottenere una ricompensa particolare, del tutto speciale e proporzionata alle virtù. Quindi non solamente è stata elevata il Cielo nella sua anima, ma anche il suo corpo fisico è stato preservato da senescienza e corruzione. Ed eccoci allora alla Solennità odierna dell'Assunzione della Vergine, proclamata come Dogma nel 1950 da papa Pio XII ma già esistente nella fede popolare di tanta gente sin dai tempi più remoti e attestata da Germano di Costantinopoli, Epifanio di Salamina e altri autori della prima cristianità: Maria è stata Assunta, cioè elevata alle alte sfere del Paradiso nella sua anima e nel suo Corpo. Poiché si tratta pur sempre di una creatura fra le tante, non possiamo dire che ella sia Ascesa al Cielo (come nel caso di Cristo), ma che è stata Assunta, cioè che la sua carne è stata preservata dal confondersi con la caducità terrena venendo "elevata", "trasmigrata" in Cielo. Ecco perché Maria è adesso in una posizione di inferiorità rispetto a Dio ma di superiorità rispetto a tutti gli altri Santi: in forza dei suoi meriti e della sua propensione umile può esercitare un ruolo di maggiore intercessione a nostro vantaggio; e la sua Assunzione qualifica maggiormente che possa essere legittimata tale speciale intercessione presso Dio. La presente celebrazione è sempre stata terreno di scontro o di distacco fra cattolici e protestanti, poiché questi ultimi ci rimproverano di esaltare un evento mariano a loro dire inesistente, perché non palesemente riportato nella Bibbia, ma la Chiesa Cattolica legge la Scrittura anche al di là del suo insegnamento letterario e diretto: appunto perché è Parola di Dio, la Bibbia ha anche un contenuto "implicito", indiretto, il quale va colto anch'esso nella sua interezza e profondità ed esso ci insegna che se Maria non fosse stata davvero Assunta in anima e corpo, Dio non sarebbe quel Signore Amore immensamente munifico quale si è sempre rivelato, poiché dimostrerebbe di non retribuire a ciascuno secondo meriti e benemerenze oggettive. Poiché invece Dio ricambia in oro ogni minimo atto di fedeltà nei suoi confronti e non manca di concedere ricompense opportune e proporzionate, non poteva negare alla Madre del suo Verbo questa glorificazione straordinaria che pur sottomettendola all'unico, eterno, Signore Onnipotente, le conferisce il giusto per la fedeltà da sempre manifestata. La rivelazione di Dio del resto ci è pervenuta non solamente attraverso la Parola scritta, ma anche per mezzo di insegnamenti non scritti che gli apostoli appresero dalle parole e dall'esempio di Gesù Cristo e che trasmisero oralmente ai loro successori (i Vescovi) e che sono giunti nel tempo fino a noi: la Tradizione. Ossia la trasmissione orale delle verità e dei contenuti della fede e del "buon Deposito" della verità da affermare e custodire costantemente (2Tm 1, 14), dal quale possiamo essere certi di aver tratto documentazioni convincenti intorno a questo argomento mariano. A prescindere tuttavia da tutte le argomentazioni apologetiche possibili, la presente solennità che riguarda la Madre del Signore non può che risultarci veritiera già di per se stessa, perché ci ragguaglia dell'ulteriore beneficio di grazia accordatoci dal Signore affinché, come prima si diceva, anche noi possiamo procedere spediti nella lotta contro il vero male che ci attanaglia e che mina la nostra esistenza, corroborando non di rado la Chiesa, istituzione voluta da Cristo per la nostra salvezza, cioè il peccato e il disordine morale dilagante. In Maria troviamo il sostegno ad avvalerci di tutti gli strumenti di grazia che Dio ci ha concesso per averne ragione e per conseguire un giorno anche noi il premio della gloria eterna, la dimensione del Paradiso ultraterreno per cui si coltiva la speranza; il quale, pur non identificandosi con lo spessore della gloria dell'Assunzione di Maria, non mancherà di coronare i nostri successi nel seguito di Cristo. Si diceva all'inizio che l'Assunzione di Maria viene quasi a interrompere il normale corso di apprendimento di vita cristiana che ci viene proposto in queste Settimane liturgiche; in realtà la Madre del Signore non può che esortarci a che le Domeniche del Tempo Ordinario vengano assimilate con maggiore assiduità perché con intensità vengano vissute e una Solennità a lei dedicata più che spezzare contribuisce a dare maggiore "festività" per rincuorarci tutti nel percorso normale della vita. |