Omelia (25-09-2003) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno «Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva cosa pensare di Gesù... Diceva: "chi è dunque costui del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo». Come vivere questa Parola? Un interrogativo inquietante rigurgita nella coscienza del tetrarca Erode. Sordido e scellerato, si era macchiato di adulterio e aveva tacitato la voce scomoda di Giovanni Battista. Ora "non sapeva cosa pensare" del Cristo: "Chi è costui, del quale sento dire tali cose?" - dice. Questa "volpe"– come lo definirà più tardi Gesù stesso – è turbata. Le sue mani ancora sporche di sangue vorrebbero poter afferrare e manipolare anche la verità sul Messia. Per questo "cercava di vederlo". Nel vangelo di Luca, anche di Zaccheo il pubblicano si dice che "cercava di vedere chi fosse Gesù", ma quanta differenza tra il desiderio di vedere dell'uno e l'interesse dell'altro, quale abisso tra la gioia di Zaccheo che lo accoglierà in casa e il rallegrarsi di Erode che "sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui" (Lc 23,8)! Chiediamoci dunque: cosa muove veramente il nostro "cercare di vedere" Gesù? E' la curiosità inquieta di chi si percepisce "piccolo" e bisognoso di salvezza o il capriccio superficiale di chi vuol toccare con mano e in qualche modo gestire in proprio la grazia di Dio? Un criterio c'è per verificare la qualità delle nostre attese: se a contatto con la Parola, come per Erode, non troviamo risposta alle nostre "molte domande", allora questi interrogativi sono solo pustole di vuota presunzione, sintomo evidente di una malattia dell'anima che impedisce a Dio di convertire il nostro cuore; se invece l'incontro con la Parola, come per Zaccheo, suscita in noi disponibilità risoluta nell'accogliere la salvezza, possiamo ritenerci "cercati e trovati" da Dio. Nella mia pausa contemplativa oggi verificherò i motivi e la qualità del mio 'cercare' Gesù, contattandolo nelle profondità del cuore. Questa la mia preghiera: Non mi accada mai, Signore, di non sapere cosa pensare di Te né che ti cerchi per tacitare la mia coscienza o per imbottigliare la tua grazia nella ristrettezza delle mie futili aspettative. Ti sappia accogliere piuttosto con cuore puro, anelando sinceramente alla salvezza che viene da Te. La voce di un mistico detto "l'angelo della Slesia" Puro come l'oro più puro, saldo come la roccia,/ come cristallo limpidissimo dev'essere il tuo cuore./ Altri può tormentarsi per la sua sepoltura, celare la sua carogna in superbo edificio!/ Io di ciò non mi curo; / mia tomba, pietra e scrigno per riposo eterno sia il cuore di Gesù. Angelus Silesius |