Omelia (27-09-2003) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno «In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato in mano degli uomini. Ma essi non comprendevano questa frase...» Come vivere questa Parola? Tutti, folla e discepoli, sono stupiti per i prodigi straordinari che fa Gesù. L'oggetto di stupore è l'azione potente del Figlio di Dio a favore dell'uomo. Ma solo ai "discepoli" Gesù rivela la sua "passione", che sta all'origine della sua missione e che lo porterà all'impotenza della croce: gesto decisivo per la nostra salvezza. E pur essendo il secondo annuncio esplicito della sua Passione e morte, i discepoli non comprendono ciò che il Signore dice, anzi essi hanno una reazione di chiusura, dura e cosciente: non capiscono, non vogliono capire e si guardano bene dal chiedere, in modo da continuare a non capire. Eppure la Passione del Figlio dell'uomo è Sapienza amorosa di Dio che passa attraverso la povertà, l'umiliazione e l'umiltà. Gesù accetta la sofferenza, il ripudio e l'uccisione, e proprio così vince il male frutto della stoltezza dell'uomo che ricerca invece l'avere, il potere e l'apparire, provocando la morte propria e altrui. L'imperativo "mettete", rafforzato con l'aggiunta del "voi", diventa un super-imperativo: siamo quindi perentoriamente chiamati a fare ciò che ancora non abbiamo fatto: mettere la sua Parola dentro il nostro orecchio! Questa ha un potere incredibile, perché l'uomo diventa la Parola che ascolta: ciò che è deposto nell'orecchio, entra nel cuore e lo plasma dandogli forma. "Mettetevi bene in mente queste parole - esplicita Gesù – il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato". Quanto Amore, quanta passione per l'uomo! Qui Dio si rivela nella sua grandezza di Amore infinito che si fa infinitamente piccolo fino a consegnarsi nelle nostre mani. Così la croce, fatta da noi e portata da Lui, rimane l'unico luogo possibile d'incontro. Oggi, nella mia pausa contemplativa mi chiederò: sento la croce come una forza che libera in me la mia possibilità di amare? O ne ho paura, la rifiuto e non l'assumo dentro i miei giorni? Signore, si realizzi pienamente la tua "Parola" nella mia vita. E sia proprio la tua "Parola" una denuncia chiara ad ogni mia cecità.Dammi di accogliere in umile amore anche l'esperienza amara, dolorosa, che tu, Signore, non risparmi a coloro che ami. La voce di Profeta dei nostri giorni "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" Questa esperienza drammatica è l'esperienza del Figlio di Dio; è l'esperienza di chi ama fino in fondo, di chi rischia fino in fondo, e quindi di chi assapora il gusto della prova. L'esperienza di chi ama molto. Card. Carlo Maria Martini |