Omelia (17-10-2019)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Comento su Lc 11,47-54

«Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. 48Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. 49Per questo la sapienza di Dio ha detto: «Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno», 50perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: 51dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. 52Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito». 53Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, 54tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.»

Lc 11,47-54


Come vivere questa Parola?

Il profeta è sempre una persona scomoda, temibile perché dice la verità che spesso vogliamo nascondere. La storia si ripete ogni volta: il profeta viene riconosciuto tale quando non c'è più. Quando ce lo troviamo davanti infatti lo ascoltiamo malvolentieri. Egli rovina i nostri progetti, ci fa sperimentare la distanza che ancora ci separa da Dio, ci rende tristi, perché se non fosse per le sue parole ci saremmo sentiti a posto. Eppure abbiamo sempre bisogno di profeti, anche se riusciamo ad apprezzarli solo troppo tardi. Abbiamo bisogno di chi ci dica le cose in faccia, di chi riesca a troncare di netto quel velo di falso pudore che ci rende estranei alla verità. Abbiamo bisogno di chi ci faccia scoprire l'inconsistenza della nostra religiosità, dei falsi idoli che ci costruiamo senza neanche accorgercene. La parola di Gesù possiede la forza di scardinare anche quei sepolcri, quei mausolei dove forse vorremmo, ancora oggi, rinchiudere la memoria dei profeti, sperando di continuare a fare quello che vogliamo, senza sentirli più mentre ci ricordano le nostre malefatte!


Tutte le volte in cui mi trovo di fronte a una decisione da prendere, mi pongo in piena onestà davanti al mio cuore e mi chiedo se si trova in pace. Se mi sento turbato o mi rendo conto che agisco sulla base di un sentimento di tristezza, di ira, di malevolenza, di turbamento (in altre parole se sono nella desolazione), capirò che quella scelta sarà inopportuna, buona soltanto in apparenza o sul momento.


La voce di un Padre

"Sii il portinaio del tuo cuore e non lasciare entrare nessun pensiero senza averlo prima interrogato. Ad ogni pensiero che si affaccia chiedi: Sei dei nostri o dei nostri avversari? E se è dei nostri ti riempirà di pace, se è invece del nemico, ti confonderà con ire e ti ecciterà con desideri"

Evagrio Pontico


Don Enrico Emili - enricoemili@tiscali.it