Omelia (01-11-2019) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Molteplicità di doni per un obiettivo comune "Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Cristo..."(Ef 1, 3 - 5) Questo è l'esordio della Lettera ai Filippesi, nella quale Paolo delinea il disegno di Dio Padre impostato su ciascuno di noi sin dall'eternità e realizzato a partire dalla redenzione nel sangue di Cristo. Per mezzo di Lui, Figlio di Dio, siamo tutti "figli nel figlio", fratelli fra di noi e partecipi della sua santità. Quindi siamo chiamati ad essere a lui conformi, immacolati e irreprensibili nella carità, in una parola siamo tutti chiamati ad essere "santi". E i Nuovo Testamento ribadisce con forza questa vocazione universale che si incentra su Cristo: "Ad immagine del Santo che vi ha chiamati siate santi anche voi in tutta la vostra condotta"(1Pt 3, 15). La perfezione sul modello di Cristo è una vocazione ineluttabile, un invito che viene rivolto ad ogni uomo e che di fatto è stato perseguito e non di rado raggiunto, visto che nei primi tempi della Chiesa il termine "santo" (consacrato, separato) si riferiva a qualsiasi seguace del Risorto, che era consapevole di dover rendere specchiata testimonianza del Salvatore nella coerenza stessa della sua vita e nell'accettazione umile e disinvolta del martiro e della persecuzione in ragione della sua fede. Santo era per antonomasia il cristiano comune che era ben conscio di doversi configurare a tutto al suo Cristo. A dire il vero nei primi anni della vita cristiana l'unico culto esercitato ai defunti era rivolto a coloro che avevano versato il loro sangue per la fede. Poiché il martirio rendeva completa la testimonianza di Cristo nel mondo, ad essere onorati dopo la morte erano inizialmente i soli "santi martiri". Successivamente si volle accostare al loro culto quello degli altri santi definiti "confessori", ovvero tutti coloro che si erano distinti per virtù eroiche e la cui conformità a Cristo era stata esemplare, anche se non avevano versato il loro sangue. Il "martirio" in effetti non necessariamente consiste nell'effusione del sangue, ma anche nell'eroismo delle virtù nel quotidiano e nella perseveranza nel bene, nella lotta contro il male e nella continua ricerca della perfezione nonostante le intemperie di questa vita. Cosicché si ritenne giusto (IV sec) rendere culto anche ai defunti che erano stati "pastori", "Dottori della Chiesa", "Religiosi" "Vergini", poiché anch'essi di fatto sono sempre stati "santi", ossia radicalmente fondati nel vangelo, ciascuno secondo la propria vocazione specifica e ora godono anch'essi dei meriti celesti proponendo per noi la loro intercessione presso Dio. La Chiesa quindi vuole rendere omaggio a tutti coloro che hanno mostrato serietà nella fedeltà al loro battesimo, esercitando la virtù con coraggio e perseveranza, donando in questo ciascuno il proprio contributo di perfezione evangelica in un carisma specifico o in una particolare caratteristica di perfezione. Nella giornata di oggi si ricorda di tutti questi personaggi di virtù esemplare, sia che abbiano dato la vita per la fede, sia che abbiano vissuto nel nascondimento; sia che abbiano esercitato con zelo la carità, sia che abbiano servito la Chiesa nella speculazione intellettuale. Sia che abbiano affrontato lunghi viaggi in terra di missione, sia che abbiano vissuto ciascuno nella propria regione di appartenenza; sia a quanti di loro vengano oggi preconizzati da grandi liturgie, sia q quanti siano finiti nel dimenticatoio o non compaiono neppure nei calendari. Unico è l'obiettivo della coerenza evangelica, tanti sono i carismi particolari per raggiungerlo e la multiforme presenza di tanti persone ciascuno con differenti talenti, ci ragguaglia della molteplicità dei doni di cui dispone la Chiesa e la società intera. Mi piace a tal proposito un'espressione di Paul Claudel: "Santità non è farsi lapidare in terra di Pagania o baciare un lebbroso sulla bocca, ma fare la volontà di Dio con prontezza, si tratti di restare al nostro posto o di salire più in alto." Indistintamente si rende omaggio a tutti coloro che abbiano manifestato amore per la perfezione e per la conformità a Cristo, anche se nelle differenti peculiarità e del resto, a prescindere dal nostro culto e dalla nostre memoria, alla presenza di Dio essi godono dello stesso spessore di gloria e di magnificenza: sono esaltati tutti nella medesima forma. Nella venerazione di questi personaggi illustri si auspica che tutti i battezzati possano tornare a meritare il titolo di "santi" quale era all'origine e che tutti i cristiani possano essere speculari di perfezione evangelica al punto da non dover essere più necessario alcun processo di beatificazione. Il Concilio Vaticano II ribadisce infatti con forza che la santità è vocazione comune di tutti i credenti in Cristo e ci invita a rendere lode al Signore in questa prerogativa esaltante che potrebbe anche trasformare radicalmente lo scenario di questo mondo. E' un invito alla venerazione di tanti modelli di perfezione evangelica che ci possono ispirare, un richiamo alla considerazione della ricchezza di cui essi sono apportatori, all'affidamento di noi stessi a loro perché ci portino ad essere conformi al Cristo Risorto e di conseguenza è anche un richiamo alla gioia e alla serenità di vita. La santità non è tuttavia il solo esercizio della virtù umana o l'esternazione di talenti o di prerogative che dipendano esclusivamente da noi. Essa è innanzitutto un dono che deriva da Dio stesso, unica sorgente della Santità e dallo stesso Cristo, ideale della perfezione esemplare: è Dio stesso che ci ha chiamati e che provvede a tutti i mezzi affinché possiamo raggiungere l'obiettivo di essere perfetti come perfetto è il Padre che è nei cieli (Mt 5, 48). Efficace mezzo di grazia è lo stesso Cristo Santo e giusto la cui vita ci è di sprone, e accanto a lui l'aiuto della preghiera e della Paorola con cui Dio ci esorta a non affascinarci delle cose di questo mondo, fuggire il fasto delle ricchezze e altri espedienti che rendono possibile il raggiungimento della santità come prospettiva piacevole di vita presente per il guadagno della gioia futura. E' Dio stesso a fornirci i mezzi e i requisiti spirituali con cui conseguire questo obiettivo e solo Dio può sostenerci in questa vicenda di lotta per la perfezione. Teresa di Lisieux: "Il buon Dio non può ispirare desideri inattuabili, per cui posso, nonostante la mia piccolezza, aspirare alla santità." |