Omelia (02-11-2019)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimenti

1. Il Vangelo di oggi costituisce una sorta di sintesi per coloro che vogliono mettersi alla sequela del Signore Gesù ed è per questo che la Chiesa lo fa proclamare nell'odierna liturgia, perché i Santi di tutti i tempi si sono sforzati, con l'aiuto di Dio, di viverlo. Si tratta delle beatitudini che ogni tanto si incontrano nel vangelo, ma qui ne sono elencate molte e le più significative. Un insieme di consigli tra loro strettamente connessi. Il Signore le proclama per ammaestrare, a confermare che Egli è il Maestro per antonomasia. Le beatitudini evidenziano in chi le vive uno sguardo rivolto al Regno di Dio e un distacco dalla dimensione terrena e dalle sue inevitabili tentazioni.
2. Si tratta di una serie di richiami teorici e pratici a conferma che le beatitudini vanno vissute nella loro pienezza e in tutti e due i sensi. Si prenda la prima: "Beati i poveri in spirito perché a essi appartiene il regno dei cieli". Non si esalta la sola povertà, cioè l'effettiva mancanza di beni, ma si aggiunge in spirito che indica il distacco spirituale da quelle che sono le contingenze del mondo che indirizzano il nostro sguardo verso ciò che non è di Dio e del suo Regno. Tutto l'agire dell'uomo deve essere rivolto verso la redenzione. Non a caso, anticipando la suprema preghiera del Padre nostro, si proclamano "beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia".
3. Il perdono è presentato come l'essenza della buona novella. Il perdono verso quanti ci perseguitano, ci oltraggiano e dicono male di noi, ma per causa sua. Non solo si è beati, ma a costoro viene detto persino di gioire ed esultare perché la "ricompensa è grande nei cieli". C'è un rovesciamento del comune modo di sentire. Un rifiuto definitivo dell'occhio per occhio, dente per dente, a conferma di quel "vi è stato detto di... ma io vi dico di...". L'angolo d'osservazione è cambiato per sempre perché, per sempre, è mutata la prospettiva che ci attende. Bisogna rinnovarsi totalmente, purificarsi perché i puri vedranno Dio, quel Dio che nell'antico testamento non si svelava all'occhio umano.
4. Come dice l'Apocalisse, coloro che vivono le beatitudini sono segnati, come gli angeli, dal sigillo di Dio. Saranno così numerosi che nessuno li potrà contare, di ogni popolo e lingua, e tutti proclameranno che "la salvezza appartiene al Dio nostro" perché nessuno potrà salvarsi da sé, se non per intercessione dell'Agnello che si è sacrificato per tutti. Davanti al suo trono bisogna arrivare "ravvolti in vesti bianche", come quando si fu battezzati, grazie al suo battesimo di sangue.
5. Questa redenzione, grazie alla quale possiamo vivere le beatitudini, mostra "quale immenso amore ci ha donato il Padre". Sì, proprio il padre, che ci ha concesso, tramite il Cristo, di essere chiamati figli di Dio. È per questo che le beatitudini sono uno scandalo. Il mondo non può riconoscerle, perché non ha riconosciuto il Salvatore. Per ora abbiamo la promessa di quello che saremo, ma crediamo che "saremo somiglianti a lui, poiché lo vedremo così com'è". Dobbiamo purificarci, perché solo i puri vedranno Dio.