Omelia (08-12-2019) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Luca 1,26-38 In via del tutto eccezionale, la liturgia della seconda domenica di Avvento, cede il posto alla solennità dell'Immacolata Concezione di Maria. Al giorno d'oggi, non è facile parlare di dogmi... La cosiddetta teologia dogmatica ha il potere di suscitare in molti fedeli un senso di fastidio, quando non addirittura di repulsione, evocando secoli passati di oscurantismo clericale, quando la Chiesa esercitava il potere non solo temporale, ma, peggio, spirituale e, peggio ancora, intellettuale... Nessuno spazio, o quasi, era lasciato al dibattito; men che meno, al dissenso: si credeva senza discutere. Per fortuna quei secoli sono lontani. Abbiamo imparato la lezione... almeno lo spero. La ricorrenza odierna non riguarda, come molti ritengono, la verginità di Maria, bensì l'essere stata concepita immune dal peccato originale, in previsione di dare alla luce Colui che è senza peccato, il Salvatore dell'umanità. Da sempre il popolo cristiano ha creduto e professato questa verità, ma ci sono voluti secoli perché la convinzione di fede venisse ufficialmente accolta e sottoscritta dalla Chiesa. Non sono mancati gli oppositori: tra questi, coloro che ritenevano il dogma dell'Immacolata inconciliabile con l'affermazione di san Paolo: "Tutti hanno peccato e sono privi della grazia di Dio" (Rm 5,12). Lungo i secoli il dibattito sull'immacolata concezione di Maria ha suscitato molte controversie, fino a quando, alla fine del XIII secolo, il teologo francescano Duns Scoto evidenziò l'opportunità del privilegio mariano con il seguente ragionamento: "Dio poté, era conveniente, quindi fece.". Altri secoli sarebbero passati prima che la massima autorità della Chiesa, il Sommo pontefice Pio IX, ne definisse la verità con dichiarazione infallibile; era il 1854. Quattro anni dopo, il 25 marzo 1858, la Madonna in persona si presentò alla giovane Bernadette con il titolo di Immacolata Concezione. Il Vangelo che avete ascoltato contiene un'allusione importante alla purezza di Maria da ogni macchia di peccato, allorché l'Angelo nunziante la saluta chiamandola "piena di grazia". Questo appellativo che la fanciulla sentì rivolgere a sé, e che la turbò non poco, indica la missione alla quale l'Onnipotente la chiamava: pronunciando il suo ‘sì' a generare il Figlio dell'Altissimo, Maria dona alla nostra fede il coraggio e la forza di "generare", anche noi, il Cristo, proclamando e celebrando il Signore e Salvatore, via, verità e vita per tutti(Gv 14,6). Questo nome nuovo - piena di grazia - che Gabriele diede a Maria, riguarda direttamente anche noi: la Chiesa insegna che il peccato incrina più o meno gravemente lo stato la Grazia, in colui che se ne rende colpevole. Si ritorna in Grazia di Dio, in virtù della riconciliazione sacramentale. Certo, la grazia battesimale non più essere annullata del tutto - il Battesimo imprime un sigillo indelebile -; ma è pur vero che il peccato ci allontana da Dio ed è necessario tornare sui nostri passi, per ristabilire la comunione con Lui. Maria è stata preservata da questo complicato groviglio di emozioni, pensieri, gesti,... Ma la concezione immacolata di Maria non annullò la sua libertà; né la sua volontà risultò in alcun modo compromessa. La Madre del Signore non fu neppure preservata dalle tentazioni: in particolare quella irresistibile per qualsiasi madre, di tracciare da se stessa, con l'aiuto del marito, le coordinate dell'educazione di Gesù. Più di una volta, Maria manifestò il suo dissenso sull'operato del Figlio e venne puntualmente redarguita da Lui; ne cito tre: Gesù dodicenne, ritrovato dai genitori, dopo tre giorni di ricerche, mentre discuteva con i dottori del Tempio (cfr. Lc 2,41ss); Gesù stava predicando circondato dalla folla e sua madre, con i fratelli, andò a prenderlo, perché diceva: è fuori di sé (cfr. Mc 3,21); in occasione di un banchetto di nozze, Maria esortò suo Figlio a provvedere al vino che era venuto a mancare, mettendo a rischio la gioia della festa (cfr. Gv 2). L'essere stata preservata dal peccato non impedì a Maria di soffrire. Sui dolori di Maria si è scritto molto; la devozione popolare, l'arte e, più recentemente, il teatro e il cinema hanno rappresentato le sofferenze della Madonna: una vera e propria passione che la rese in tutto conforme al Figlio. Il quarto evangelista la vuole addirittura ai piedi della croce; la scena ha un intento esclusivamente teologico: insieme con il discepolo amato dal Signore, Maria addolorata rappresenta la Chiesa scaturita dal sangue di Cristo e fecondata dallo Spirito Santo esalato da Lui, da Cristo, come ultimo alito di vita (cfr. Gv 19,25ss). Secondo il progetto di Giovanni, la Chiesa si dibatte continuamente nelle doglie del parto (cfr. Ap 12), per dare alla luce figli e figlie. Se consideriamo che san Giovanni vive e scrive al tempo delle persecuzioni, perseguitato anche lui, ed esiliato in una piccola isola del mar Egeo, non è difficile comprendere l'apprensione dell'apostolo sul futuro della Chiesa nascente, e i toni drammatici con i quali dipinge la navicella di Pietro... Anche oggi, la Chiesa cerca e trova in Maria la sua icona migliore, la invoca e la esalta "benedetta fra tutte le donne". Per noi Maria è maestra di fede, testimone coraggiosa - la più coraggiosa - del Vangelo, colei che meglio di ogni altro fu discepola di Cristo... Sotto la sua protezione noi cerchiamo rifugio, nella speranza di condividere la stessa corona di gloria accanto a Lei, e al Figlio suo, crocifisso e risorto, che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. E così sia! |