Omelia (08-12-2019) |
mons. Roberto Brunelli |
Nella dimensione più intima della natura umana L'avvento, cominciato domenica scorsa, è il tempo che prepara al Natale. La preparazione oggi non si interrompe ma prende un'intonazione particolare con la solennità dell'Immacolata Concezione di Maria, cioè la festa del suo concepimento. C'entra con l'avvento, perché Maria fu concepita senza peccato proprio in vista del Natale, cioè perché futura madre di Colui del quale ci prepariamo a festeggiare la nascita. La solennità dell'Immacolata è una delle tre maggiori feste dell'anno dedicate alla Madonna. Una delle tre, dedicate ciascuna a un evento basilare della vita di Maria: nell'ordine cronologico, quello celebrato oggi è il suo concepimento; seguirà, il 1° gennaio, la sua maternità, e il 15 agosto la sua glorificazione, con il passaggio da questo mondo al cielo. Quello celebrato oggi è dunque il suo concepimento, che nell'ottica della fede è avvenuto, per grazia di Dio, preservando lei dal peccato originale, comune eredità di tutti gli uomini. Dio l'ha preservata, già pensando a lei come alla futura Madre del suo Figlio, che in lei si sarebbe fatto uomo proprio per liberare l'umanità dalle conseguenze del peccato, e non era perciò conveniente che egli ne fosse, tramite la madre, neppure sfiorato. Trova così fondamento quello che dice di lei il vangelo di oggi (Luca 1,26-38): annunciandole che Dio l'ha scelta come Madre del suo Figlio, l'angelo la chiama "piena di grazia". Ripetiamo queste parole quando preghiamo con l'Ave Maria, ricordando così la più sublime delle donne, la donna perfetta, davanti alla quale si inchinano da sempre popoli interi (l'aveva preannunciato lei stessa, quando aveva previsto che "tutte le generazioni mi chiameranno beata"). Ma non possiamo dimenticare che se Maria è nata senza peccato, non l'ha voluto né attuato lei: è opera di Dio, e quindi oggi celebriamo anzitutto Lui; come sempre, del resto, quando onoriamo i santi. Non dimentichiamo infatti che se Maria di Nazaret, Luigi Gonzaga, Francesco d'Assisi e tutti gli altri abitanti del paradiso sono arrivati alla meta è perché hanno corrisposto ai doni divini: è dunque da onorare anzitutto chi quei doni ha elargito, e dopo, solo dopo, chi quei doni ha ricevuto, mettendoli a frutto. Quei suoi doni Dio li elargisce non solo ai santi, ma a tutti gli esseri umani, conferendo loro per questo una dignità incomparabile. Purtroppo quella dignità molti se la mettono sotto i piedi, con le conseguenze che sono davanti a tutti. In particolare: Dio non fa differenze tra uomini e donne, ma molti sì, e allora, nella festa di una donna, pensiamo a tutto quello che le donne, proprio in quanto donne, hanno dovuto sopportare, da sempre: dal salario ridotto pur a parità di lavoro alla violenza domestica, dalla mercificazione del loro corpo sino ai femminicidi. Quella sublime figura di donna che è Maria di Nazaret, oggi riproposta alla comune attenzione, serva a riconoscere in tutte le donne quella dignità di cui, in quanto esseri umani, sono state dotate. E se Maria è "speciale", è anche vero che con lei, con il suo concepimento immacolato, per la prima volta Dio è entrato nella storia e nella vita degli uomini in modo così diretto. Prima di allora, con personaggi come Abramo, Mosè, i profeti eccetera, Dio era intervenuto ispirando la loro intelligenza e orientando i fatti che li avevano visti protagonisti; ora entra nella dimensione più intima e profonda della natura umana, nel primo istante del suo farsi. E' il primo istante della realizzazione di quel piano grandioso che, annunciato già ai progenitori, si è poi dispiegato nei secoli, finalizzato a dotare gli uomini dell'amicizia con Dio. Se dunque pensiamo a qual è lo scopo dell'agire di Dio in Maria di Nazaret, dobbiamo riconoscere che anche questa volta, come sempre, Egli è mosso non da calcoli interessati ma solamente, unicamente, dalla ricerca del bene dell'umanità. In una parola, dall'amore. |