Omelia (08-12-2019)
Missionari della Via


Oggi la seconda domenica d'Avvento "incontra" una solennità meravigliosa, quella dell'Immacolata concezione di Maria. Maria, come dichiarò il beato Pio IX nella Lettera apostolica Ineffabilis Deus del 1854: «Fu preservata per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale». In lei, piena di grazia, vediamo la bellezza originaria pensata da Dio, l'idea immacolata che Dio aveva sull'uomo sin dall'eternità, la creatura santa non adombrata dal peccato. Maria, per i meriti di Gesù, è stata redenta in modo "preventivo": non viene tirata fuori dal fango del peccato come accade a noi, ma fu preservata dal cadervi. Per dirla in termini semplici, quando una mamma qualunque aspetta un bambino prepara la casa, prepara i vestiti, il lettino... Ecco, Dio ha "preparato" in un certo senso la sua mamma, facendola nascere santa e immacolata, senza peccato originale, perché potesse accogliere lo splendore in persona, Gesù, il Suo Figlio unigenito!


Ma che significa che Maria fu immune dal peccato originale e dalle sue conseguenze? Sappiamo bene che il peccato originale è stato il primo "no" che l'uomo ha detto a Dio, illuso dal maligno che la vera libertà consisteva nel fare a meno di Dio, decidendo da sè cosa fosse bene e cosa no. Questo peccato ha avuto effetti devastanti: ha ferito la natura umana in sé ed è entrata nel mondo la morte. In noi sperimentiamo tutto ciò in quell'inclinazione al male che ci fa tanto soffrire, in quel "so qual è il bene, ma non ho la forza di compierlo", in quei sì al bene detti a metà, in quella sfiducia latente nei confronti del Signore e della Sua parola, in quell'egoismo latente che limita i nostri atti d'amore... Ecco, Maria è stata preservata da questa scissione interiore: lei, piena di grazia, ha avuto la possibilità di dire un sì pieno a Dio, senza ombra di peccato.

«Ma non dobbiamo immaginare che la sua vita terrena sia stata un mare di rose. Ella partecipa al carattere opaco dell'esistenza umana. Dire che era Immacolata non suppone affermare che non soffriva, né si angustiava, né doveva credere e sperare. È figlia della terra, sebbene fosse benedetta dal cielo. Anche lei ha sperimentato le passioni umane, ma per grazia, ha ricevuto una forza interiore capace di ordinarle secondo il progetto santo di Dio» (L. Boff). Anche lei è stata tentata come ognuno di noi, ma non ha mai peccato. Ecco perché ci affidiamo a lei, donna vittoriosa, madre di Gesù e madre nostra che schiaccia la testa al serpente antico. In lei e da lei, nuova Eva, sorge un'umanità nuova, capace di accogliere e dire pienamente sì alla volontà di Dio, di vivere da redenti, all'altezza della bellezza che Dio ha posto in noi!


Ma questo significa che doveva dire per forza di sì a Dio? No, perché per Dio la libertà è sacra. Maria rimane libera in ogni momento della sua vita: Dio attraverso l'angelo non va a darle un ordine, ma va a chiederle il permesso di entrare nella storia attraverso di Lei. E Maria risponde senza esitazioni: "Eccomi, sono la serva del Signore". Lei ha scelto, in quel momento come durante tutta la sua vita, di fidarsi di Dio. «Maria risponde alla proposta di Dio dicendo: «Ecco la serva del Signore» (v. 38). Non dice: "Mah, questa volta farò la volontà di Dio, mi rendo disponibile, poi vedrò...". No. Il suo è un sì pieno, totale, per tutta la vita, senza condizioni. E come il no delle origini aveva chiuso il passaggio dell'uomo a Dio, così il sì di Maria ha aperto la strada a Dio fra noi. È il sì più importante della storia, il sì umile che rovescia il no superbo delle origini, il sì fedele che guarisce la disobbedienza, il sì disponibile che ribalta l'egoismo del peccato» (papa Francesco).


Ci chiediamo ancora: ma a me che ne viene di tutto questo? Maria non è una privilegiata? A parte il fatto che solo una persona poteva diventare madre di Cristo e noi le siamo grati perché grazie al suo sì ha permesso a Gesù di farsi uomo e venirci a salvare, va poi ricordato che come lei, dicendo sì alla parola del Signore, gli ha permesso di farsi carne, così anche noi, siamo chiamati a dire i nostri sì alla parola di Gesù perché continui a farsi carne anche in noi e attraverso di noi, così che il Suo amore si diffonda anche per mezzo nostro! Va infatti ricordato che ognuno di noi ha una vocazione, una missione: anche a noi il Signore dona la sua grazia perché possiamo realizzare il progetto di Dio nella nostra unica e preziosa vita. Dio chiama non per essere ammirati o perché meglio degli altri, ma per gli altri. Maria non accoglie la grazia per sé, ma per gli altri e ci incoraggia a dire sì al Vangelo, intercedendo per noi e aiutandoci in questo cammino con amore di Madre!


Anche per ciascuno di noi c'è una storia di salvezza fatta di sì e di no. A volte, però, siamo esperti nei mezzi sì: siamo bravi a far finta di non capire bene ciò che Dio vorrebbe e la coscienza ci suggerisce. Siamo anche furbi e per non dire un no vero e proprio a Dio diciamo: "Scusami, non posso", "non oggi, penso domani"; "Domani sarò migliore, domani pregherò, farò del bene, domani". E questa furbizia ci allontana dal sì, ci allontana da Dio e ci porta al no, al no del peccato, al no della mediocrità. Il famoso "sì, ma..."; "sì, Signore, ma....". Così però chiudiamo la porta al bene, e il male approfitta di questi sì mancati. Ognuno di noi ne ha una collezione dentro. Pensiamoci, ne troveremo tanti di sì mancati. Invece ogni sì pieno a Dio dà origine a una storia nuova: dire sì a Dio è veramente "originale", è origine, non il peccato, che ci fa vecchi dentro. Avete pensato questo, che il peccato ci invecchia dentro? Ci invecchia presto! Ogni sì a Dio origina storie di salvezza per noi e per gli altri. Come Maria con il proprio sì (papa Francesco).