Natale... vicino e lontano
Vicino
Cos'è il Natale? Forse l'emozione di un momento, quella in cui ci pare - perché ce lo hanno insegnato - di essere più buoni; forse il profumo della cannella o dell'incenso che ci rimandano a ricordi antichi di sapori che esistono solo nella memoria; forse il colore rosso e verde, o il bagliore delle piccole luci che si è fatto sempre più intenso; forse il suono antico delle ciaramelle sostituito dalle "carol" o dai ritmi più moderni del "Christmas time".
Forse è l'albero infiocchettato di palle e nastri luccicanti; forse i pacchetti dei regali preparati con cura che ai suoi piedi aspettano di essere scartati; forse lo scambio degli auguri con un misto di doveri, ricordi, nostalgie, interessi.
Forse è il presepe tra montagne di carta e statuette di gesso o di plastica, ricco di attività di ogni genere: c'è il pescatore, il fabbro, il falegname, la donna con la brocca, il pastore con le pecore, il dormiente, il viaggiatore, e poi le bancarelle, l'osteria, il molino, la fontanella, lo specchio che sembra acqua e le ochette che vi nuotano... una meraviglia da scoprire, indagare, scrutare in ogni dettaglio. È la vita che ne è rappresentata e che ogni anno si arricchisce di nuovi particolari; ci sono anche quelli moderni, dal gusto americano, in cui non manca il laghetto coi pattinatori, la giostra, il trenino, la chiesetta illuminata, la mongolfiera che gira sopra. La casa di ciascuno si trasforma, si veste a festa, alla porta è appuntata una corona e sul pavimento un tappeto dice il suo "welcome", benvenuto.
Questo il Natale che ci è vicino, quello che è entrato nelle ossa, nel nostro DNA, quello che ci emoziona, che fa girare l'economia, che manda in subbuglio il traffico delle città, mette in crisi i sistemi di consegna, intasa internet e confonde i social.
Lontano
Nel presepe, in un angolo, un po' in disparte, c'è una grotta, una capanna, nel centro il bambinello; va cercato tra tante cose e immagini, tra angeli e babbi natale, a volte, neanche c'è; Giovanni nel prologo del suo vangelo lo aveva ben detto: Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto (Gv 1,11).
L'idea comune è quella di un Dio lontano, non sembra voglia salvare concretamente gli uomini, quante volte abbiamo cercato l'onnipotenza di Dio senza trovarla là dove la cercavamo! Ma forse un Dio lontano che poco chiede e niente impegna fa più comodo di un Dio troppo vicino. L'uomo non vuole avere Dio troppo vicino, lo relega in un lontano futuro o addirittura fuori dal tempo e in un altro spazio: il cielo.
Vicino e lontano
Il centro di tutto il Vangelo è, invece, la prossimità di Dio: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al vangelo» (Mc 1,15) Dobbiamo considerare che da un lato la Parola afferma che "il Signore, nostro Dio, è vicino a noi" (Dt 4,7) ma dall'altro Gesù afferma: "Mi onori con le labbra, ma il tuo cuore è lontano da me" (Mc 7,6).
Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede - specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell'Occidente - non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata. (Papa Francesco alla Curia 21.12.19)
Stare "lontano" da ciò che scomoda è l'ideologia di questa epoca postmoderna, lontano dai problemi e dalle sofferenze degli altri se si vuole essere felici, è la filosofia della distanza, della separazione. Il Natale ci dice il contrario: Dio non è rimasto invisibile in cielo, ma è venuto sulla Terra, si è fatto uomo, un bambino... che si fa carico delle nostre speranze, delle nostre difficoltà, delle nostre attese (Papa Francesco 2.12.19).
Farsi "vicino" è la felicità: farsi prossimo degli uomini, fratelli sconosciuti; da questa vicinanza solidale nascerà una gioia profonda, in loro e in te.
Questo è il Natale
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