Omelia (26-11-2003) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di rendere testimonianza. Come vivere questa Parola? Gesù aveva detto: "Il discepolo non è da più del Maestro. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". Abbiamo sentito tante volte questa espressione, ma forse l'abbiamo presa con leggerezza, sorvolandola, quasi si trattasse di un modo di dire. La storia, anche quella dei nostri giorni, ce ne documenta invece la profonda verità. Là dove si trova solo pieno consenso, là dove tutti ci applaudono là dove siamo circondati di privilegi c'è da dubitare dell'autenticità della nostra testimonianza. Il cristiano non può essere un "accomodato", un "allineato" e per questo non può non dar fastidio. La sua vita, se ricalca il vangelo, prima o poi mette in crisi, disturba. E allora si tenta di soffocarne la voce. Non è stato così anche per Gesù? Eppure proprio la croce è diventata un trono, una cattedra: "Quando mi avranno elevato da terra attrarrò tutti a me"; "Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto". In questa luce la sofferenza resta trasfigurata. Attenzione, però! Purché sia una sofferenza una persecuzione subita "a causa del suo nome". La fede cristiana non si riduce a una dottrina, ma è adesione a una Persona da cui ci si scopre amati fino al segno supremo del dono della vita. È una relazione d'amore che viene a instaurarsi, ma proprio per questo è una relazione all'insegna della totalità e quindi di un dono che non esclude neppure il fronte del "martirio", e che comunque sa accettare di essere irrilevante, impopolare. Forse in questa direzione noi cristiani "impegnati" abbiamo qualcosa da rivedere. Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi lascerò interpellare da questa forte parola che mi richiama al dovere primario della testimonianza quale convalida della mia fede e chiederò allo Spirito di rendermene capace. Spirito di fortezza e di amore, rendimi testimone autentico del Vangelo, anche là dove la testimonianza richiede di pagare di persona. La voce della fondatrice delle Piccole Sorelle Gridare il Vangelo con tutta la propria vita è cercare di amare come lui ha amato, di vivere lo spirito delle beatitudini nella povertà, nella mitezza, nella sete di giustizia, nella misericordia, nella purezza del cuore, nella pace, nella gioia di soffrire la persecuzione per amore di Cristo. Piccola Sorella Magdeleine di Gesù |