Omelia (15-08-2005) |
don Roberto Rossi |
Viviamo una giornata molto importante per la vita cristiana. Abbiamo gli occhi fissi alla Madonna, il cuore rivolto al Signore, perché attraverso tutte le esperienze terrene noi siamo chiamati ad una destinazione eterna. La nostra piena realizzazione, la nostra vita vera e definitiva è nell'eternità. Ed è per quella che dobbiamo sempre più preoccuparci e impegnarci. La festa di oggi, nella beatitudine eterna raggiunta da Maria Ss., ci fa capire proprio questo. Come Cristo, così Maria; come loro, così noi: la nostra vera vita è l'eternità. Maria celebrata oggi nella sua Assunzione è segno di consolazione e di sicura speranza. A illuminare la realtà oggi celebrata, ci sono stati dati i due brani biblici che abbiamo ascoltato: il testo dell'Apocalisse e il brano di Luca. Nell'apocalisse, c'è la la donna che salva. La donna è l'immagine del popolo di Dio. E' adorna di tutta la bellezza del mondo, perché è la sposa di Dio; partorisce nel dolore, perché il popolo è peccatore, ma partorisce il messia. Contro il popolo e contro il messia si erge il drago, satana, da sempre nemico dell'uomo, incarnazione del male, che devasta cielo e terra. Cristo si sottrae al suo potere con la risurrezione. La Chiesa rifugiata nel deserto, affida la sua sorte solo a Dio ed è sicura che alla fine il suo Signore trionferà. Noi leggiamo questa pagina per la glorificazione di Maria, perché ella è l'immagine vivente del popolo di Dio. Lei, come noi, ha vissuto la prova della fede, il silenzio del deserto, la contraddizione della croce. E ora è anche l'immagine gloriosa dell'avvenire promesso ai figli di Dio. Il testo del vangelo riporta la vista di Maria ad Elisabetta e il suo cantico del Magnificat. "In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna." Le parole del racconto evangelico ci fanno rivedere con gli occhi del cuore la giovane fanciulla di Nazaret in cammino verso quella "città di Giuda" ove abita la cugina, per offrirle i suoi servizi. Ci colpisce in Maria innanzitutto l'attenzione colma di tenerezza verso la parente anziana. Il suo è un amore concreto, che non si limita a parole di comprensione, ma si fa carico in prima persona della fatica dell'assistenza. Alla cugina la Vergine non dona semplicemente qualcosa di sé; dona se stessa, senza nulla chiedere in cambio. Ha perfettamente capito che il dono ricevuto da Dio più che un privilegio è un compito, che la impegna verso gli altri con la gratuità che è propria dell'amore. "L'anima mia magnifica il Signore." I sentimenti che Maria vive nell'incontro con Elisabetta erompono con forza nel cantico del Magnificat. Sulle sue labbra si esprime l'attesa piena di speranza dei "poveri del Signore" e insieme la consapevolezza del compimento delle promesse, perché Dio "s'è ricordato della sua misericordia". Proprio da questa consapevolezza scaturisce la gioia della Vergine Maria che pervade l'intero cantico: gioia per sapersi "guardata" da Dio nonostante la propria "bassezza"; gioia per il "servizio" che le è possibile rendere, grazie alle "grandi cose" a cui l'ha chiamata l'Onnipotente; gioia per il pregustamento delle beatitudini eterne, riservate agli "umili" ed agli "affamati". Al Magnificat segue il silenzio: sui tre mesi di permanenza accanto alla cugina Elisabetta nulla ci è detto. O forse ci è detta la cosa più importante: il bene non fa rumore, la forza dell'amore si esprime nella quiete discreta del servizio quotidiano. Con le sue parole e col suo silenzio la Vergine Maria sta davanti a noi come modello per il nostro cammino. E' un cammino non facile: per la colpa dei progenitori, l'umanità porta in sé la ferita del peccato, le cui conseguenze continuano a farsi sentire anche nei redenti. Ma il male e la morte non avranno l'ultima parola! Maria lo conferma con tutta la sua esistenza, quale vivente testimone della vittoria di Cristo, nostra Pasqua. I fedeli lo hanno capito. Per questo accorrono a Maria per ascoltare i moniti materni della Vergine, riconoscendo in lei "la donna vestita di sole", la Regina che risplende accanto al trono di Dio ed intercede in loro favore. Oggi la Chiesa celebra la gloriosa Assunzione al Cielo di Maria in corpo e anima. Il dogma proclama la gloria di Cristo Redentore e la santità di Maria, il cui destino umano è già da ora perfettamente e definitivamente realizzato in Dio. "Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io", ci ha detto Gesù. Maria è il pegno del compimento della promessa di Cristo. La sua Assunzione diventa così per noi "segno di sicura speranza e di consolazione", cioè, di gioia vera. |