Omelia (05-01-2020) |
don Mario Simula |
Riconosceremo la Sua Tenda? Il nostro Dio, il Dio che conosciamo attraverso la sua Parola, è un Dio che ha le sue preferenze. La prima grande preferenza di Dio è stare con gli uomini. Fra gli uomini preferisce la compagnia di quelli che nessuno vede. Magari sono dentro le nostre case e nessuno li vede. Forse sono nel nostro luogo di lavoro e nessuno li vede. Potrebbero essere in una corsia di ospedale e nessuno li vede. Forse stanno passeggiando lungo i viali dei giardini pubblici di una città, assorti nei loro pensieri e nelle loro solitudini e nessuno li vede. Dio, non solo ha scelto di porre la sua dimora, la sua tenda in mezzo a noi, ma ha messo radici fra di noi. Noi siamo diventati il suo pensiero fisso, il suo turbamento e tormento, la sua preoccupazione, la ragione della sua venuta. Perché questo amore così viscerale, così inspiegabile? La verità è una sola. Dio, ancora prima della creazione del mondo, ci aveva scelti pensando al suo Figlio Gesù che sarebbe diventato l'ultimo degli ultimi, per far trionfare l'amore. Non ci saremmo sentiti attratti da un Dio chiuso nella sua inaccessibilità. Ci attrae un Dio che è diventato la mia povertà, la mia miseria, il mio peccato, il mio dolore, il mio bisogno di significato. Gesù è tutto questo. Lo stiamo contemplando in questi giorni affascinanti del Natale, forse indulgendo ad una sorta di commozione interiore a basso prezzo. Ma quel Bambino in fasce, sulla paglia, in una grotta, perseguitato fin dai primi giorni della sua esistenza umana, povero, umile, è DIO fra noi. E' un Dio che vuole dirci: "Io non abito nel castello dove dovete venire a chiedere un pezzo di pane. Io abito in una tenda in mezzo alle vostre tende. Io abito nel vostro campo dove ogni Dio nella persona di Gesù, uomo come noi, si è fatto nomade. Non sceglie un angolino della terra dove può vivere in tutto comodo. Ma continua a camminare, a camminare, a camminare. Dovunque Lui trovi l'amarezza e il dolore, ma anche la gioia semplice, lì mette radici la sua tenda, per poi spostarsi quando un altro grido attrae il suo amore. Il sublime testo di Giovanni che parla del Verbo di Dio con parole per noi inaccessibili, alla fine deve fare i conti con la realtà. Gesù era la Luce, ma noi abbiamo preferito le tenebre alla Luce. Eppure Gesù non è scappato, è rimasto. Quella Luce è per ogni uomo, che prima o poi, voglia lasciarsi raggiungere e illuminare. Dio, Gesù, è venuto in mezzo a noi, e noi non lo abbiamo riconosciuto. Ci aspettavamo un Dio trionfatore, vincente, dominatore, capace di far tacere tutti, subito, per far prevalere la sua presenza; ma non era così. Gesù è un Dio dimesso, nascosto, umile, mite, sempre confuso tra le persone disperate, disprezzabili, non gratificanti. Lì dobbiamo riconoscere il nostro Dio. Gesù è venuto in mezzo ai suoi, ai suoi, in mezzo a quelli che lo avrebbero dovuto riconoscere subito, lo avrebbero dovuto accogliere a braccia aperte, il Messia, il Salvatore, il Promesso. Noi, i suoi, non lo abbiamo accolto. Viviamo dentro di noi come se Dio non ci fosse. Anche le nostre comunità parlano di Dio, eppure Dio non lo si vede. Tuttavia, tra le righe di questo Vangelo estasiante, c'è un messaggio di speranza: "A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio". Se accolgo Gesù, se Gesù diventa la ragione della mia esistenza, se Gesù diventa il tormento del mio sonno, se Gesù diventa il pungolo per i miei peccati; se Gesù diventa il mio pensiero dominante, il mio amore prioritario, riceviamo, in cambio, il potere di diventare figli di Dio. Non è strano! Stando con Dio, si rassomiglia a Dio. Stando con Gesù si rassomiglia a Gesù e al Padre che ce lo ha donato. Chi lo contempla ne porta l'impronta sul volto e negli occhi, nel cuore e nelle mani. Dio nessuno lo ha mai visto, ma Gesù, suo Figlio, ce lo ha rivelato perché voleva, con tutto il desiderio appassionato del suo cuore, che noi rassomigliassimo al Padre, rassomigliando al Figlio. Gesù, non vorrei passare per una persona che si piange addosso. Credimi! Voglio essere solo sincero e onesto con Te e dirti: " Tu sei venuto e io non ti ho accolto". Gesù, quante volte mi sento orfano di Te, non perché tu hai sradicato la Tua tenda che era accanto alla mia, ma perché io mi sono barricato nella mia tenda, indifferente verso di Te. Tu mi cercavi, mi imploravi, piangevi per me. Gesù, Tu sei venuto e io non ti ho riconosciuto. Come faccio a negarlo? E' così! Tante volte è avvenuto questo: avere accanto e dentro il mio cuore l' Amore e non riconoscerlo. Gesù, può anche capirsi che io non ti abbia riconosciuto quando i miei occhi erano annebbiati. Ma non essere stato capace di arrendermi davanti a Te che mi cercavi; essermi messo di traverso davanti ai tuoi piedi quando mi cercavi, questo è incomprensibile. Come può essere che l'Amore non sia ri-amato da me? Come può capitare che l'Amato del mio cuore, diventi l'estraneo del mio cuore? Come può avvenire che, anche quando sono malato per i miei peccati, non venga a farmi ungere dal Tuo unguento che guarisce? Gesù, il Natale ha messo a nudo le mie idee storte su di Te. Gesù, Tu non sei un Dio da piedestallo. Gesù, Tu non sei un Dio che abita nella reggia. Gesù, Tu non sei un Dio che posso trovare con i benpensanti, con gli opulenti, con chi si crede più grande di Dio, e vorrebbe piegare Dio ai suoi desideri e alle sue pretese. Gesù, Tu sei dove qualcuno implora, dove qualcuno è rimasto solo, dove qualcuno è stato ritenuto indegno d'amore. Gesù, devo essere sincero fino in fondo: Tu sei dentro il mio cuore, perché non ce n'è alcun altro che abbia bisogno di Te quanto il mio cuore, che abbia bisogno di essere guarito dal tuo amore, dalla tua tenerezza, dalle tue viscere di misericordia come il mio cuore. Quanto mi attrae, Gesù, questa tua sconvolgente scelta. Se non avevo, prima d'oggi, capito l'Amore, adesso inizio a capire l'Amore. Don Mario Simula |