Omelia (06-01-2020) |
don Mario Simula |
Mediatori della Luce Siamo chiamati alla Luce. La nostra vocazione è manifestare la Luce. Una Luce che ci riveste come una Nube splendente. La nostra piccola fiamma si incontra con la Luce del Signore e la sua gloria brilla su di noi. Si distende fino ad ogni piccolo angolo della terra. Guarda, osserva, lasciati incantare. Quando saremo raggianti anche noi, perché il fuoco del Vangelo ci spinge, urgendo nelle nostre viscere, il nostro cuore palpiterà e si dilaterà. Soltanto la festa gioiosa del nostro amore perennemente riscaldato dal Fuoco di Gesù Risorto fa correre la luce. Soltanto un messaggio di gioia la rende irresistibile. Anche se portata da noi che la mescoliamo inevitabilmente con le nostre opacità. Chi potrà attirare il mondo al cuore di Dio, al Bambino che ce lo manifesta, se non il credente che è invaso dal Sole della Pasqua? Si sentiranno liberati anche i miseri di questo mondo che disperatamente invocano e i poveri che non trovano aiuto. La beatitudine liberante che Gesù promette è la Luce nuova che rende Dio presente accanto alle miserie umane, vicino a chi non lo ha conosciuto e non lo conosce. I veri poveri ai quali deve aprirsi la manifestazione del Signore sono coloro che brancolano nel buio delle loro sicurezze. Sono le nostre persone che si ostinano a brillare di luce propria. Sono le comunità perdenti perché corrose dagli antagonismi, dalle distanze. Comunità sulla cui vita non si manifesta il Dio che è venuto e che viene e che verrà. Dov'è la speranza che ci rende felici? Dov'è la comunione che ci fa un Corpo solo, senza distinzioni di lingua, di razza, di religione, di etnie, di reddito, di qualità riconosciute a scapito dei doni di coloro che sono soltanto sfortunati, perché possiedono doni diversi dai nostri, da quelli ufficialmente registrati e riconosciuti? Dov'è Gesù che splende negli ultimi e che restituisce loro gambe, braccia, vista, udito, cuore nuovo, dignità nuova riconosciuta con amorevolezza da Dio e misconosciuta dai canoni ufficiali dell'efficienza? Ci deve far stare male fino a disturbarci, a creare inquietudine l'assenza del bisogno, dell'urgenza del fuoco interiore che ci mandano nel mondo vicino o lontano per raccontare il Vangelo. La gioia grandissima dei Magi che rivedono la Stella è il segno della manifestazione del Signore. Se la gioia è così incontenibile la ragione unica è che finalmente sono arrivati al "luogo dove si trovava il Bambino". Stella e Bambino si identificano. Lui è la Stella del mattino. Il Bambino è la Luce che cercavano. Il Bambino è la forza del loro desiderio. Il Bambino è il Senso della loro ricerca. Quando appare ai loro occhi la "manifestazione si compie". Dio è in mezzo a loro e non possono non offrirgli i doni misteriosi dei loro scrigni: l'oro della Regalità che serve e non domina, l'incenso per un Dio vicino compatriota di ogni uomo, sempre e comunque nomade e profugo nel mondo, la mirra anticipazione simbolica di un Dio che si nasconde fino a scomparire nello sfregio della croce, nel dolore inquietante di una crudeltà scatenata a regola d'arte, nell'annientamento della morte. La manifestazione di Gesù è un mistero e una "gloria". E' Dio nascosto. E' Dio glorioso in croce. Una storia veramente strana quella che Dio scrive per la nostra salvezza: unisce la nascita del Bambino con il Triduo del Signore Crocifisso, Sepolto e Risorto. Oggi abbiamo gli occhi pieni di tenerezza per quel Bambino inerme, indifeso e cercato per essere ucciso. Domani, come Chiesa pellegrina, proclameremo la Pasqua del nostro Signore. C'è un nesso in tutto questo: il giorno della Manifestazione di Gesù rendiamo gloria a Cristo che era che è e che viene. Signore del tempo e della storia. Il Bambino è lì ma è Signore del Tempo e della Storia. Quando avverrà che il nostro cuore si lascerà spezzare da questo amore così assurdo, inspiegabile? La nostra adorazione umile è il primo passo per riuscire a guardarlo negli occhi appeso alla croce e a sentirlo vivo il giorno di Pasqua. Gesù sono sempre punto e a capo. Ti manifesti Bambino e faccio difficoltà a riconoscerti. Ti manifesti sulla croce e ritraggo lo sguardo per un rifiuto inconscio del Tuo dolore. Ti contemplo morto e la mia fede entra nel tunnel dell'oscurità. Ti incontro Risorto e nemmeno in quel caso mi appaghi, perché la mia resurrezione mi appare sempre molto lontana come un traguardo irraggiungibile. Gesù, abbi compassione della mia persona, impraticabile e ostinatamente problematica. Gesù, donami la semplicità di cuore dei tre sapienti d'oriente che vengono ad adorarti e credono, anche se sei Bambino; Sono pieni di grande gioia perché Tu sei il Dio che si manifesta in una umanità solidale e misericordiosa. Gesù, io dovrei portare la Tua Luce. Dovrei averla scolpita negli occhi, nel volto, nella pelle, nei gesti, nelle parole, nei silenzi costruttivi. Ma pochi la vedono, non perché hanno gli occhi oscurati ma perché la mia luce non li abbaglia, non li attira, non li riscalda, non li convince all'amore. Gesù, il Tuo linguaggio dei segni lo può comprendere chi è mite e umile, il mio linguaggio, che racconta i tuoi segni, lo comprendono pochi se non nessuno. E' un linguaggio senza passione, è un linguaggio morto. Non ha risonanze, non rilancia l'eco della sua armonia. Gesù, voglio espormi alla Tua luce, al Tuo Sole. Gesù, aoglio lasciarmi raggiungere dal bagliore della Stella del mattino. Gesù, indicami i percorsi della vita. Gesù, indicami il filo che mi porta oltre il labirinto di me stesso per farmi rivedere la Luce. Sarà il nuovo Giorno. Sarà il Terzo Giorno. Don Mario Simula |