Omelia (25-12-2019) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18 Le letture che leggiamo in questo Natale 2019 sono ciclicamente declamate in tutte le Chiese e Comunità religiose dell'universo cristiano-cattolico. Lasciamo perdere la questione del 25 dicembre come Natale "bianco", visto che Luca ci racconta che c'erano dei pastori a vegliare il gregge nella campagna di Betlemme...e che storicamente il 25 dicembre è stata una operazione trasformista da parte della Chiesa in sostituzione del solstizio di inverno, come giorno "natalizio" (natalis) del sole invincibile, per affrontare la vera questione, ossia se noi cristiani oggi non si sia un po' complici di quella che sta diventando sempre più una vera e propria "ripaganizzazione" di una festa cristiana. "In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta" così si esprime il testo evangelico giovanneo in questa domenica. Viviamo in un mondo di luci abbaglianti delle cose, ma che non ci fanno vedere la Luce di Dio Padre; viviamo in un mondo di suoni e frastuoni, ma che non ci fanno sentire la Parola di Dio-Figlio, viviamo in un mondo iperconsumistico, ma che non ci fa godere dell'amore di Dio-Spirito Santo. Siamo pieni, ma vuoti...ci affidiamo alla soddisfazione immediata, abbiamo perso la capacità di attendere, di sperare, di credere...il nostro Natale è l'immediato, hic et nunc, che sappia soddisfare subito la materialità dei nostri cinque sensi. Ed è un atteggiamento da cui non siamo esenti anche noi cristiani-cattolici quando riduciamo il Natale al presepe o addirittura all'albero di natale, quando riduciamo il senso del Natale a una notte-giorno e, quando va bene, dal 25 dicembre al 6 gennaio, ripetendo farasaicamente "auguri" o "buon natale", come formule formali e non sostanziali...una vera esplosione di "buonismo" egoistico, a partire dalla nostra coscienza, per passare alla famiglia, alla comunità. Allora quale è l'elemento che ancora oggi ci fa "sospirare" spiritualmente il NATALE? Semplice: la SPERANZA. L'Umanità, laica e religiosa, sin dal suo albore ha vissuto e convissuto con questa splendida virtù teologale, che guarda caso, è posta proprio in mezzo alle altre due virtù teologali, quali la FEDE e la CARITA' (che poi sarebbe l'Amore). Non a caso chi è la Speranza nella Santa Trinità? Guarda caso quel Gesù, che con speranza ognuno di noi cristianamente, da duemila anni a questa parte, attende ogni anno (la Fede=il Padre e la Carità=lo Spirito Santo). Non ci può essere Natale senza speranza, e non ci può essere speranza senza un segno tangibile che dia speranza, che per il mondo cristiano-cattolico è l'Incarnazione di un Dio che si fa Uomo, vivendo tutta l'umanità terrena a partire dalla nudità della nascita in un riparo di fortuna fino alla nudità della morte in croce, vero Natale della Chiesa con l'affidamento di sua madre a Giovanni e di Giovanni a sua madre, segno tangibile che ogni progetto passa dalla relazione e ogni relazione passa dalla speranza. Ognuno di noi è chiamato a essere uomo di speranza, a donare speranza, a ricevere speranza, ma con la consapevolezza che la speranza non è sperare senza fare, ma è fare sperando, attraverso quella Luce, quella Parola, quel Verbo che il testo giovanneo splendidamente ci ha trasmesso e ci trasmette ogni momento. Mi chiedo sempre quanto cambia veramente in me, in noi, questa scelta di Dio di farsi uno come noi, e quante volte si chiederà "ma chi me lo ha fatto fare?"...ma poi penso che se Lui ha fatto tutto ciò forse è perché spera sempre che quest'Uomo ridiventi a sua immagine e somiglianza, e allora beh posso continuare a sperare anche io nel mio piccolo. E quindi non ci rimane che aprire i nostri occhi, il nostro cuore, la nostra mente, per comprendere a quale infinita speranza noi siamo stati chiamati, per realizzare la salvezza propria e di tutti in N.S.G.C..
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