Omelia (12-01-2003)
don Romeo Maggioni
RITO ROMANO - Battesimo del Signore

Come in un dramma didattico, l'episodio del battesimo di Gesù al Giordano viene a rivelare a Lui come a noi una medesima vicenda interiore e la scoperta di una nuova identità. Il battesimo di Gesù cioè è correlato al nostro battesimo. Là Gesù arriva da Nazaret uomo che si mescola coi più poveri e peccatori, e se ne parte con la coscienza illuminata di essere "il Figlio prediletto".

Qui, nel nostro battesimo, giungiamo davanti a Dio peccatori e ne usciamo anche noi "battezzati con lo Spirito santo", figli propri di Dio, "figli nel Figlio". Quel fatto rappresenta il primo grande segno che il cielo si è chinato sulla terra per prendere l'uomo e portarlo al cielo. Il battesimo di Gesù segna la discesa di Dio tra gli uomini; il nostro battesimo è la porta per entrare anche noi a far parte di Dio.

1) VIDE APRIRSI I CIELI

"Oh se tu squarciassi i cieli e scendessi..." (Is 63,19), invocava un giorno Isaia raccogliendo l'anelito e la preghiera di tutta l'umanità sofferente. Oggi al Giordano Gesù "vede aprirsi i cieli (in greco è proprio: squarciarsi!) e lo Spirito discendere su di lui". Dio finalmente ha voluto prendersi cura di noi e farsi vedere in un modo fisico in quell'uomo Gesù. E' il mistero dell'Incarnazione, risposta sorprendente ed eccedente di un Dio che viene incontro all'invocazione dell'uomo. Giovanni Battista non sa più quali termini usare per esprimere questa svolta: "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Egli vi battezzerà con lo Spirito santo". Ma soprattutto è la voce del Padre a confermare questa speciale presenza di Dio tra noi: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto". Gesù vero Figlio di Dio, della stessa sostanza del Padre. Questo Gesù veniva da Nazaret di Galilea, e come un uomo qualunque si mette in fila tra i peccatori ad aspettare il suo turno per ricevere il battesimo di penitenza di Giovanni Battista. Forse soggettivamente Gesù era ancora alla ricerca della sua identità, in quella crescita come uomo che lo porterà gradualmente a capire e vivere fino in fondo "l'obbedienza della fede". E proprio qui in un modo vistoso egli riceve coscienza della sua identità di Figlio di Dio e consacrazione per la sua missione di Messia.

E' il dono dello Spirito a costituirlo quell'Inviato speciale di cui il profeta Isaia aveva tanto parlato: "Io l'ho costituito testimonio tra i popoli, principe e sovrano delle nazioni" (I lett.). E Pietro lo ricorderà nella sua predicazione: "Dio consacrò in Spirito santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo" (II lett.).

Ecco allora la missione di Gesù, ecco il compito proprio di questo Dio che si fa uomo: liberare l'uomo dal peccato per riconciliarlo con Dio. Per questo si mescola coi peccatori, per questo Gesù dirà di essere venuto per i malati non per i sani, e mangia coi pubblicani e i peccatori. E alla fine il Battista dirà di lui: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo" (Gv 1,29). E' un Dio il nostro che condivide la nostra miseria per riscattarla e innalzarla alla grandezza di Dio. Per questo lo stile di Gesù non è in potenza, ma in amore e misericordia; il suo dono di vita - dato nell'acqua del battesimo - è dono generoso e gratuito: "O voi tutti assetati, venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e senza spesa vino e latte" (I lett.).

2) VI BATTEZZERA' CON LO SPIRITO SANTO

Ora l'esperienza di Gesù al Giordano è in vista della nostra stessa esperienza nel battesimo. "Io vi ho battezzati con acqua - dice il Battista -, ma egli vi battezzerà con lo Spirito santo". E' il nostro battesimo, col quale siamo stati inseriti - innestati, dice Paolo - in Cristo per divenire come lui "figli nel Figlio". "Oggi l'acqua da te benedetta - ci fa dire il prefazio - cancella l'antica condanna, offre ai credenti la remissione di ogni peccato e genera figli di Dio destinati alla vita eterna".

Anche noi giungiamo all'acqua con sentimento di pentimento e conversione: è la fede richiesta come necessaria per la fruttuosa ricezione del sacramento; e ne partiamo, per l'opera dello Spirito santo, arricchiti della dignità di figli di Dio e investiti di una nuova missione nel mondo. Certo: anche al nostro battesimo risuona la parola di Dio Padre: "Tu sei il mio figlio prediletto". Questa è la realtà trasformante del battesimo, e chi ne prende coscienza, cambia la vita. Viviamo in un mondo sempre più difficile da vivere e che normalmente dimentica la radice e la sostanza profonda della identità vera dell'uomo per farci vivere a ruoli più superficiali, col risultato di trovarci tra lotte, paure, enigmi e insicurezze circa il senso e il destino della vita.

Scoprire l'intima identità di figli di Dio, e quindi di suoi eredi, significa elevare la vita al di sopra delle precarietà e fragilità per radicarla sulla roccia sicura di Dio. E' dono dello Spirito questa coscienza: "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre! Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,15-16).

E dall'identità la missione. Come per Cristo, il battesimo ci consacra a prolungare nel tempo l'opera di salvezza, sempre con la forza dello Spirito. Cristo assume le nostre risorse umane perché noi possiamo incarnare in ogni tempo la premura del Padre per la vita e la salvezza di ogni uomo, e in primis quelli che ci sono affidati o come coniuge, o come figli, o come amici, o come realtà di cui abbiamo qualche responsabilità.

Questo significa agganciare alla radice, all'origine, ogni nostro fare, perché non abbia più l'inconcludenza della nostra capacità, ma l'efficacia dell'opera di Dio. E' esattamente il riscatto della nostra frustrazione di fronte a errori e fallimenti, e motivo di grande unità interiore in una esistenza che troppo spesso ci appare frammentaria. "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5); e anche: "Tutto posso in colui che mi dà la forza" (Fil 4,134).

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Pietro, ad una svolta decisiva per la Chiesa - al suo aprirsi al mondo pagano - proclama: "Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto" (II lett.). E' questa sincerità del cuore la preparazione per accogliere il dono di Dio, quella che Gesù chiamava "purezza di cuore" (Mt 5,8), meritevole di vedere Dio. Ed è ancora e sempre la condizione e la verifica a che il nostro battesimo porti i suoi frutti. Per questo oggi preghiamo nella Liturgia: "Conferma nella fedeltà a te chi è stato purificato dalle colpe e rigenerato dallo Spirito e ravviva ogni giorno in noi la grazia battesimale". Amen.