Omelia (19-01-2003)
don Romeo Maggioni
Che cercate? - Maestro, dove abiti?

Entriamo subito nel cuore del problema. "Che cercate?", domanda Gesù a due che lo seguivano. Cosa cerci, tu uomo, quando cerchi Dio? Perché vuoi essere credente? Cosa cerchi nella religione?

Nella religione io cerco una sicurezza. Quella sicurezza interiore che non mi dà la scienza, che non mi dà la ragione, cioè che non mi danno le mie capacità umane, che sento corte nel vedere la VERITA', e insicure nel garantirmi la Vita, - quella sicurezza, la cerco nella fede, cioè in Dio, creatore delle cose, e quindi VERITA' delle cose, e amante dell'uomo, e quindi sicura risorsa di VITA.

Dall'esperienza dell'irrazionalità e dell'assurdo, dall'esperienza della precarietà e del limite, passo con l'atto di fede alla più alta e unica razionalità, quella di Dio, sorgente e perno della realtà umana e cosmica. Purché l'incontro di fede sia col Dio giusto, e sia un incontro vero.

1) "VENITE E VEDRETE"

"Maestro, dove abiti?", gli domandano quei primi cercatori di Dio. Dove si trova Dio? Dove lo puoi incontrare? Dove ha casa? E' domanda d'attualità bruciante in mezzo a tanto irrazionale soggettivismo di esperienze religiose. Dio non abita in un nebuloso senso del Mistero che spesso combacia con un confuso panteismo che nega realtà personale a Dio; Dio non abita in tutti quegl'immondi imbroglioni della magia che tanto incantano dalla televisione le anime più semplici o più stupide; Dio non abita neanche, se non parzialmente e in un modo confuso, nelle grandi forme religiose che dominano il mondo e la storia, essendo queste semplicemente espressione e cristallizzazione del grande bisogno di Dio che ha l'animo umano.

Dio, che è persona viva e attiva, ha voluto venire incontro alla ricerca dell'uomo, prendendo dimora in un uomo, manifestandosi fisicamente in quel Gesù di Nazaret che ha dimostrato nella storia di essere il concreto Dio con noi. "Venite e vedrete", ci dice Gesù. Non c'è che da constatare con precisione storica e documentazione che quel Gesù non è un profeta qualunque, un fondatore di religione come gli altri, ma è Dio stesso in carne ed ossa, dimostrandolo con gesti e parole assolutamente eccezionali, e soprattutto col suo modo di morire e la sua risurrezione. Chi non è andato da Lui e non ha constatato, evidentemente rimarrà nel generico, nei dubbi, avrà fede incerta e insignificante.

Non c'è altra causa e radice dell'ateismo pratico e dell'indifferenza anche in molti battezzati, se non la assoluta mancanza di istruzione religiosa, di un minimo di spessore culturale alla propria fede; gente rimasta alle immagini religiose dell'infanzia senza mai aver preso sul serio una verifica adulta dei contenuti e delle fondazioni del proprio credere. "Andarono e videro dove abitava". Chi è stato da Gesù ne è venuto fuori convinto e trasformato. San Giovanni, che qui ha raccontato il suo primo incontro con Gesù - "erano circa le quattro del pomeriggio" -, alla fine della sua vita proclamerà con convinzione piena di aver toccato con mano in quell'uomo Gesù la realtà vera di Dio.

"Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto coi nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo udito e veduto, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo" (1Gv 1,1-3). Chi incontra Cristo incontra veramente Dio, il Dio giusto che si è reso visibile tra gli uomini.

2) "E LO CONDUSSERO DA GESU'"

Questa calda testimonianza di Giovanni ci dice anche il metodo per un incontro vero con Cristo. Per lo più la chiamata alla fede passa attraverso la testimonianza di un fratello. Giovanni Battista, "fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: Ecco, l'Agnello di Dio! E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù". Così Simon Pietro sarà portato a Gesù da suo fratello Andrea; come più tardi Natanaele da Filippo. Nella prima lettura, Samuele sente la chiamata di Dio come voce del suo educatore, Eli, e corre da lui: "Mi hai chiamato, eccomi!". "Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovinetto, e gli disse: Se ti chiamerà ancora dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta".

Dio ci chiama alla fede nelle nostre condizioni di vita normale per lo più attraverso la mediazione di testimoni ed educatori. Anche la tua fede - se ci pensi bene - ti viene dall'esempio dei tuoi genitori, o di un prete, o da un incontro con un cristiano significativo che ti ha particolarmente colpito.

Ma questo testimone è solo un passaggio, per giungere a Gesù. "Abbiamo trovato il Messia, e lo condusse da Gesù". E' l'esperienza e il contatto diretto con Lui che solo salva. Cioè con la sua Parola e i suoi gesti sacramentali. "Quel giorno si fermarono presso di lui". "Dimorare con Gesù" è per l'evangelista Giovanni l'unico metodo per incontrare Dio: "Chi mangia la mia carne e beve e il mio sangue dimora in me e io in lui" (Gv 6,56). Si incontra Dio non con un generico credere, ma concretamente incontrando quel Dio giunto fino a noi nella persona di Gesù che oggi è presente tra noi nella Chiesa.

La meditazione della sua Parola e l'Eucaristia sono oggi ancora e sempre gli unici mezzi capaci di convertire il cuore e tirar fuori di un uomo un discepolo vero di Gesù. Anzi un apostolo. Perché Gesù quando trova uno disponibile ne fa subito un suo inviato: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)". La verifica d'una fede autentica è la missionarietà. Chi non è caldo nel cuore, chi non è entusiasta della propria fede, chi non brucia... è perché non ama, è perché non ha scoperto niente di nuovo e di grande.

E' perché non ha incontrato Dio! Forse è un richiamo ad una verifica anche per noi. Veniamo alla chiesa tutte le domeniche, ma viviamo il vangelo, testimoniamo il vangelo nella vita, ne siamo annunciatori orgogliosi? Se ci sembra minestra riscaldata è perché non abbiamo ancora incontrato veramente Dio! Forse siamo praticanti e non credenti; cioè in fondo Dio è solo una aggiunta marginale ai nostri scopi e programmi!

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San Paolo oggi parla del cristiano come del nuovo tempio, piantato tra gli uomini, per esservi presenza di Dio e salvezza per tutti: "O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?" (II lett.). Ecco il cristiano: una vita messa a disposizione di Cristo per divenirne concreta incarnazione nella storia; non più dei privati, ma degli inviati! Ci conceda il Signore - ciascuno per quel che Egli chiama a fare - di intraprendere con vigore l'itinerario del nostro credere, che si fonda sulla esperienza fatta con Gesù e si esplicita nel divenirne suoi entusiasti missionari.