Omelia (02-02-2020) |
don Domenico Bruno |
Chi sa attendere, gioisce Maria e Giuseppe portano Gesù Bambino a Gerusalemme, per presentarlo al Signore. Un momento quasi corrispondente al nostro Battesimo. Questa giovane coppia non ha nulla di prezioso da offrire se non una povera tortora. Giusto il minimo. Ma in fondo, ciò che presentano al Signore è il vero dono, quello inestimabile e tanto atteso: il Bambino. Sulla soglia, l'evangelista Luca ci racconta di due anziani che attendono, Simeone e Anna. Attendono... «perché le cose più importanti del mondo non vanno cercate, vanno attese» (Simone Weil). Gesù è l'atteso dalle genti, dalle nazioni, dai secoli. È la luce che doveva illuminare chi si stava perdendo nel buio della propria perdizione. Simeone e Anna hanno atteso, hanno vissuto per quel momento, ma visto il Bambino possono andare in pace. Noi ormai non sappiamo più attendere, eppure i nostri genitori hanno atteso 9 mesi prima di vederci, attendono ogni anno per vederci diventare più grandi, attendono ogni nostro successo per essere fieri di noi. Ma la velocità della tecnologia e della comunicazione non aiutano a fermarci e a gustarci l'attesa, perché i piaceri li vogliamo subito, immediatamente. E quando li otteniamo già siamo annoiati. Eppure Lessing ci insegnò che «l'attesa del piacere è essa stessa il piacere». - so attendere? - Cosa attendo? Perché? Per ricevere il commento quotidiano unisciti al canale Telegram @annunciatedaitetti Visita il sito annunciatedaitetti.it Dai uno sguardo anche al canale YouTube |