Omelia (25-03-2020)
don Lucio D'Abbraccio
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

Oggi la Chiesa celebra la solennità dell'Annunciazione del Signore. In effetti, l'Incarnazione del Figlio di Dio è il mistero centrale della fede cristiana, e in esso Maria occupa un posto di prim'ordine. Però, qual è il significato di questo mistero? E qual è l'importanza che ha per la nostra vita concreta?

Vediamo anzitutto cosa significa l'Incarnazione. Nel Vangelo di san Luca abbiamo ascoltato le parole dell'angelo a Maria: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio». In Maria, il Figlio di Dio si fa uomo, si compie così la profezia di Isaia: «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». Sì, Gesù, il Verbo fatto carne, è il Dio-con-noi, che è venuto ad abitare tra noi e a condividere la nostra stessa condizione umana. L'apostolo san Giovanni lo esprime nel modo seguente: «E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi» (cf Gv 1,14). L'espressione «si fece carne» indica la realtà umana più concreta e tangibile. In Cristo, Dio è venuto realmente nel mondo, è entrato nella nostra storia, ha posto la sua dimora in mezzo a noi, adempiendo così l'intima aspirazione dell'essere umano che il mondo sia realmente una casa per l'uomo.

Contemplando il mistero dell'Incarnazione non possiamo tralasciare di rivolgere i nostri occhi a Maria, la «piena di grazia», per riempirci di stupore, di gratitudine e d'amore al vedere come Dio, entrando nel mondo, ha voluto fare affidamento sul consenso libero di una sua creatura. Solo quando la Vergine ha risposto all'angelo: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola», a partire da quel momento, il Verbo eterno del Padre iniziò la sua esistenza umana nel tempo. È commovente vedere come Dio non solo rispetta la libertà umana, ma sembra averne bisogno. E vediamo anche come l'inizio dell'esistenza terrena del Figlio di Dio è segnato da un doppio «sì» alla volontà salvifica del Padre: quello di Cristo e quello di Maria. Questa obbedienza a Dio è quella che apre le porte del mondo alla verità, alla salvezza. In effetti, Dio ci ha creati come frutto del suo amore infinito; per questo, vivere secondo la sua volontà è il cammino per trovare la nostra autentica identità, la verità del nostro essere, mentre allontanarsi da Dio ci allontana da noi stessi e ci precipita nel vuoto. L'obbedienza nella fede è la vera libertà, l'autentica redenzione, che ci permette di unirci all'amore di Gesù nel suo sforzo di conformarsi alla volontà del Padre. La redenzione è sempre questo processo di condurre la volontà umana alla piena comunione con la volontà divina.

Oggi lodiamo la Vergine Santissima per la sua fede e con santa Elisabetta le diciamo anche noi: «Beata colei che ha creduto» (cf Lc 1,45). Come dice Sant'Agostino: «Maria concepì Cristo prima nel suo cuore con la fede, che fisicamente nel suo grembo; Maria credette e si compì in Lei ciò che credeva».

Preghiamo il Signore che aumenti la nostra fede, che la renda attiva e feconda nell'amore. Chiediamogli di essere capaci, come la Vergine Santa, di accogliere nel nostro cuore la Parola di Dio e praticarla con docilità e costanza. Amen.