Omelia (02-01-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Giovanni 1,19-28 Per comprendere bene la testimonianza di Giovanni Battista, bisogna chiarire cosa significa il termine "giudei". Nel linguaggio del Vangelo di Giovanni, essi sono i capi religiosi che entrano in polemica con Gesù, sono gli avversari di Gesù e di Giovanni Battista, sono i rappresentanti del mondo che non crede. Essi vanno distinti dagli "israeliti", che sono invece quelli che ascoltano la parola di Gesù (cfr Gv 1,47) e sono i "poveri di Dio", il "resto d'Israele" che attende il Messia. La delegazione, composta da persone autorevoli, come sacerdoti e leviti, pone al Battista la fondamentale domanda della sua identità: "Tu chi sei?". Giovanni confessa con schiettezza di non essere il Cristo, il Salvatore atteso da Israele. A questa prima risposta negativa seguono altre domande degli inviati: "Chi sei allora, sei Elia?...Sei tu il profeta?" ( v.21). Il Battista risponde con prontezza e decisione anche a queste domande. Egli non è Elia o il Profeta, personaggi attesi per il tempo messianico. Il disorientamento dei suoi interlocutori è grande. Agli inviati, che ancora una volta cercano una spiegazione sulla sua identità, presenta se stesso con le parole di Isaia: "Voce di uno che grida nel deserto" (v.23), e prepara la via al Cristo, vera salvezza. Egli è la voce che invita a ritornare nel deserto per preparare spiritualmente il cammino al Messia. Egli non richiama l'attenzione su di sé, ma su colui che sta per arrivare. I giudei, però, non sono soddisfatti delle sue risposte e gli domandano ancora: "Perché dunque battezzi, se tu non sei il Cristo, né Elia, né il Profeta?" (v.24). Ed egli con la sua precisa risposta giustifica il suo operato e la sua missione: "Io battezzo con acqua" (v.26). Giovanni pratica questo rito perché ogni uomo si disponga ad accogliere la rivelazione del salvatore d'Israele. La definitiva conferma che egli non è il Messia, Giovanni la dà ai suoi interlocutori dicendo che il Cristo è già presente in mezzo al popolo. Egli non accosta la sua persona a quella del Salvatore per fare un confronto, ma solo per mettere in risalto la grandezza e la dignità del Cristo. La sua vita ha dimensioni di eternità e Giovanni non è degno di rendergli il più umile dei servizi, come quello di slacciare i sandali, che pure era un compito riservato agli schiavi. La subordinazione del Battista a Gesù è totale. Con la parola e con la vita egli offre al Messia una testimonianza che cerca di suscitare la fede di tutti verso il grande sconosciuto che vive tra gli uomini e che essi non conoscono. La sua umiltà e la sua fedeltà sono esemplari: egli allontana sempre più l'attenzione e lo sguardo da sé per orientare tutti verso il suo Signore. |