Omelia (09-04-2020) |
don Lucio D'Abbraccio |
Impariamo a farci lavare e a lavare i piedi! San Giovanni inizia il suo racconto sul come Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli con un linguaggio particolarmente solenne. «Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». È arrivata l'«ora» di Gesù, verso la quale il suo operare era diretto fin dall'inizio. Gesù sta per essere arrestato, condannato e poi crocifisso però, prima che ciò accada, il Salvatore compie un gesto di umiltà. Depone le vesti della sua gloria, si cinge col «panno» dell'umanità e si fa schiavo. Lava i piedi sporchi dei discepoli e li rende così capaci di accedere al convito divino al quale Egli li invita. Al posto delle purificazioni cultuali ed esterne, che purificano l'uomo ritualmente, lasciandolo tuttavia così com'è, subentra il bagno nuovo: Egli ci rende puri mediante la sua parola e il suo amore, mediante il dono di se stesso. «Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato», dirà ai discepoli nel discorso sulla vite (cf Gv 15, 3). Ebbene sì, il Signore ci lava sempre con la sua parola! Se accogliamo le parole di Gesù in atteggiamento di meditazione, di preghiera e di fede, esse sviluppano in noi la loro forza purificatrice. Giorno dopo giorno siamo come ricoperti di sporcizia multiforme, di parole vuote, di pregiudizi, di sapienza ridotta ed alterata; una molteplice semifalsità o falsità aperta s'infiltra continuamente nel nostro intimo. Tutto ciò offusca e contamina la nostra anima, ci minaccia con l'incapacità per la verità e per il bene. Se accogliamo le parole di Gesù col cuore attento, esse si rivelano veri lavaggi, purificazioni dell'anima, dell'uomo interiore. È questo ciò a cui ci invita il Vangelo della lavanda dei piedi: lasciarci sempre di nuovo lavare da quest'acqua pura, lasciarci rendere capaci della comunione conviviale con Dio e con i fratelli. Ma dal fianco di Gesù, dopo il colpo di lancia del soldato, uscì non solo acqua, bensì anche sangue (cf Gv 19, 34; 1Gv 5, 6. 8). Gesù non ha solo parlato, non ci ha lasciato solo parole. Egli dona se stesso. Ci lava con la potenza sacra del suo sangue, cioè con il suo donarsi «fino alla fine», fino alla Croce. In questa pericope evangelica è da notare, anche, che in un primo momento, Pietro non aveva voluto lasciarsi lavare i piedi dal Signore: questo capovolgimento dell'ordine, che cioè il maestro - Gesù - lavasse i piedi, che il padrone assumesse il servizio dello schiavo, contrastava totalmente con il suo timore riverenziale verso Gesù, con il suo concetto del rapporto tra maestro e discepolo. «Tu non mi laverai i piedi in eterno», dice a Gesù. Il suo concetto di Messia comportava un'immagine di maestà, di grandezza divina. Però, colui a cui Cristo aveva dato le chiavi del Regno, doveva apprendere sempre che la grandezza di Dio è diversa dalla nostra idea di grandezza; che essa consiste proprio nel discendere, nell'umiltà del servizio, nella radicalità dell'amore fino alla totale auto-spoliazione. E anche noi dobbiamo apprenderlo sempre di nuovo, perché sistematicamente desideriamo un Dio del successo e non della Passione; perché non siamo in grado di accorgerci che il Pastore viene come Agnello che si dona e così ci conduce al pascolo giusto. Però, quando il Signore dice a Pietro che senza la lavanda dei piedi egli non avrebbe potuto aver alcuna parte con Lui, Pietro subito chiede - con impeto - che gli siano lavati anche il capo e le mani. A ciò segue la parola misteriosa di Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi». Gesù allude a un bagno che i discepoli, secondo le prescrizioni rituali, avevano già fatto; per la partecipazione al convito occorreva ora soltanto la lavanda dei piedi. Ma naturalmente si nasconde in ciò un significato più profondo. A che cosa si allude? Non lo sappiamo con certezza. In ogni caso teniamo presente che la lavanda dei piedi, secondo il senso dell'intero capitolo indica il suo servizio di salvezza, la sua discesa fino alla croce, il suo amore fino alla fine, che ci purifica e ci rende capaci di Dio. Tutti abbiamo bisogno della «lavanda dei piedi»! Ma che cosa è per noi la «lavanda dei piedi»? Di che cosa si tratta? Nella Prima Lettera di san Giovanni troviamo la chiave per comprendere questo significato. Lì si legge: «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa» (cf 1Gv 11, 8-10). Abbiamo bisogno, dunque, della «lavanda dei piedi», della lavanda dei peccati di ogni giorno e per questo abbiamo bisogno della confessione dei peccati. Ciò significa che con Gesù Cristo dobbiamo essere sinceri e riconoscere le nostre colpe e, pertanto, abbiamo bisogno della confessione. Nel sacramento della riconciliazione il Signore lava a noi sempre di nuovo i piedi sporchi e noi possiamo sederci a tavola con Lui. Inoltre Gesù dice: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri». Queste parole stanno a significare che dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri nel quotidiano servizio vicendevole dell'amore. Ma dobbiamo lavarci i piedi anche nel senso che sempre di nuovo perdoniamo gli uni agli altri. Il debito che il Signore ci ha condonato è sempre infinitamente più grande di tutti i debiti che altri possono avere nei nostri confronti (cf Mt 18, 21-35). A questo ci esorta il Giovedì Santo: non lasciare che il rancore verso l'altro diventi nel profondo un avvelenamento dell'anima. Ci esorta a purificare continuamente la nostra memoria, perdonandoci a vicenda di cuore, lavando i piedi gli uni degli altri, per poterci così recare insieme al convito di Dio. Il Giovedì Santo è un giorno di gratitudine e di gioia per il grande dono dell'amore sino alla fine, che il Signore ci ha fatto. Vogliamo pregare il Signore in questa ora, affinché gratitudine e gioia diventino in noi la forza di amare insieme con il suo amore. Amen. |