Omelia (10-04-2020)
don Lucio D'Abbraccio
Volgiamo lo sguardo a colui che hanno trafitto

La frase centrale sulla quale dobbiamo puntare la nostra attenzione è l'ultima del racconto della passione: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». L'autore della Lettera agli Ebrei ci esorta a «tenere fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (cf Eb 12, 2). Quando entriamo in chiesa vediamo, generalmente sul fondo, troneggiare il crocifisso. Guardiamo a colui che hanno trafitto, volgiamo lo sguardo al Signore innalzato sulla croce, innalzato sia nel senso della morte sia nel senso della glorificazione. In questo momento, però, pensiamo più al momento dell'umiliazione, dell'ignominia, della morte.

Gesù, pochi istanti prima di morire, dice: «Ho sete». Il Signore ha sete del nostro amore, della nostra adesione a lui, ha sete del nostro impegno di predicare lui e soltanto lui crocifisso, secondo le parole dell'apostolo Paolo (cf 1Cor 2, 2).

Poi Gesù dice: «Tutto è compiuto». Nella Lettera agli Ebrei si legge: «Ecco, io vengo [...] per fare, o Dio, la tua volontà» (cf Eb 10, 7). Gesù nella sua vita ha sempre cercato e attuato la volontà del Padre e sulla croce ha la consapevolezza di aver portato a termine il disegno del Padre, di aver fatto tutto quello per cui lo aveva mandato in mezzo a noi. Potessimo anche noi, al termine della nostra esistenza terrena, dire: «Ho fatto tutto quello che il Signore voleva da me!».

E poi c'è quella frase che indica la morte: «E, chinato il capo, consegnò lo spirito». Presa alla lettera, questa è la frase che indica il momento della morte di ogni persona, lo spirare, l'emettere l'ultimo respiro. Essendo sulla croce, Gesù lo emise chinando il capo. Ma il significato più profondo è che il Signore, morendo, effonde, dona lo Spirito.

Anche nel colpo di lancia che trafigge il costato del Signore non c'è soltanto il racconto storico di un fatto che serviva ad accertarsi della morte di lui. Questo colpo di lancia dato al Signore ci indica innanzitutto che dal costato trafitto di Gesù nasce la Chiesa. Quest'acqua e questo sangue che escono dal suo costato sono il segno, il simbolo dei due sacramenti che costituiscono la Chiesa: il battesimo e l'eucaristia.

Giovanni vede Gesù sulla croce come l'Agnello immolato, per questo non gli viene spezzato neppure un osso, perché così era prescritto nella liturgia ebraica riguardo all'agnello immolato per la cena della notte di Pasqua.

Per il cristiano, dunque, volgere lo sguardo a colui che hanno trafitto, sta a significare che dobbiamo contemplare l'amore di Dio per noi, contemplare questo amore smisurato. Guardando il Cristo crocifisso dobbiamo imparare l'amore verso Dio e verso il prossimo. Guardando Gesù crocifisso, dobbiamo imparare a fidarci di Dio e fare sempre la sua santa volontà.

Chiediamo a Dio nostro Padre di accrescere la nostra fede e rafforzare la certezza nella redenzione eterna. Amen.