Omelia (06-05-2020)
don Giampaolo Centofanti



Ora nona

Ecco ancora un canto.
Mi chiede paternamente
se sono stanco.
Stanco di che - rispondo -
sono felice come il vento
che soffia d'estate sul mare
azzurro e come per un miracolo
dileguano le nubi accaldate
e tristi. E la brezza porta
il profumo delle acacie in fiore
e il sapore dei fichi che cadono
nelle mie mani mentre guardo,
forse sogno nel mio riposo,
la verde costa del sud
distendersi ad arco, fino
all'orizzonte. Senza scoccare mai
la freccia ma solo contenta
di cucire il cielo, la terra,
il mare, a questa pace.


Spiegazione
Dio è un Padre che ti chiede come stai non perché non lo sa ma perché ti apre con discrezione al dialogo con Lui. E quel dialogo semplice e bello è un canto. È lo Spirito che soffia e ti porta per mano e il cuore gradualmente impara ad ascoltare la sua voce semplice e serena e a non lasciarsi ingannare, appesantire, da inutili complicazioni, ansie, paranoie, forzature, (le nubi accaldate e tristi, che soffocano la vita). A trovare le risposte cammin facendo, per mano con Dio, nello Spirito e non con ragionamenti a tavolino. E allora liberato da questi cervellotismi il cuore scopre di più, si gode, le cose belle della vita che vengono come doni portati dal vento. La vita è viva, operosa ma nel profondo riposa perche è portata con naturalezza. E gode il presente ma anche guarda lontano a quella costa ossia a Gesù Dio e uomo che tende con l'amore e non usando l'onnipotenza come forza a far incontrare il divino e l'umano, a far vivere rapporti semplici con le persone, a riempire sempre più la vita di gioia e di pace.