Omelia (03-09-2003)
Paolo Curtaz


Luca, come gli altri evangelisti, sintetizza la giornata "tipo" di Gesù: predicazione, miracoli, guarigioni, la folla preme, si entusiasma, lo cerca: mai una persona ha parlato come parla il Signore, tutti sono coinvolti e trascinati. Luca annota, qui e altrove, che mentre tutti si riposano dalla stressante giornata di ministero, Gesù si alza e va a pregare, tutto solo. Molte volte Luca annota questo particolare: Gesù prega nei momenti cruciali della sua missione e dedica spazio e tempo alla silenziosa preghiera notturna; anzi sembra proprio che il segreto di tanta energia e tanto dinamismo derivi proprio da quel momento silenzioso che feconda la sua giornata e i suoi discepoli ne sono affascinati... Il motivo principale per cui siamo invitati a pregare, in fondo, è proprio questo: per imitare il Signore Gesù, per fare come lui; più la nostra vita è frenetica e più abbiamo bisogno di ritagliare uno spazio da dedicare all'ascolto della Parola, all'interpretazione profetica della nostra vita. Abbiamo disimparato a pregare, nel mondo dell'apparente efficienza e del "tutto e subito" la preghiera appare come inutile perdita di tempo da relegare – al massimo – al momento del bisogno più disperato; no, amici, Gesù insegna ai suoi discepoli che la preghiera non è una lista della spesa o una devozione rassicurante, ma l'oceano immenso in cui nuotiamo, la dimensione più autentica in cui possiamo ritrovarci e ritrovare Dio. Giornata intensa o tranquilla, amico che ascolti, la Parola che stai ascoltando andando al lavoro o preparando pranzo sia il tuo deserto di oggi: ti nutra, ti illumini, ti rafforzi, ti consoli.

La tua forza e il tuo dinamismo prendevano forza dalla tua silenziosa e misteriosa preghiera che affascinava gli apostoli e noi, Signore. Nell'iper-cinetismo della nostra vita, Signore, insegnaci a fermarci ed ascoltare il nostro cuore per udire la tua voce.