Omelia (06-09-2003)
Paolo Curtaz


Siamo onesti: Gesù ci spiazza; raramente troveremo un uomo così libero, così autentico. Gesù è il paradosso di un Dio che trascura le regole che gli uomini si sono dati pensando di fargli piacere! Mi spiego subito: sono convinto che ogni relazione umana autentica finisca col darsi dei tempi, dei ritmi, delle regole; così non mi turba sapere che le religioni, intuizioni di Dio, si siano organizzate intorno a delle celebrazioni e delle regole eppure ciò che stupisce del Maestro Gesù è la sua assoluta libertà che non è anarchia, né manifestazione di supponenza verso le regole ma paziente riconduzione all'essenziale; Gesù richiama la ragione profonda della regola, la interpreta, ne da ragione e spiegazione e – perciò – la può superare. Gesù sa che ogni uomo ha bisogno di una regola di vita, ma richiama all'essenzialità della regola che può – alla lunga diventare una insopportabile gabbia. Non è forse la preicolosa deriva di una religiosità che si impantana in una vuota ritualità? Non è forse a questa continua conversione che siamo chiamati? Sì, certo, sì, ovvio. Siamo liberi, allora, non liberi dalle regole, ma liberi di amare in una regola di vita, siamo liberi perché il Maestro ci insegna ad andare al cuore di ogni gesto, all'ultima causa di ogni percorso. Purché tutto, autenticamente, ci porti ad amare.

Tu sei signore del sabato, tu sei libero e vivi nell'autenticità assoluta ogni regola morale, ogni precetto legale e la tua libertà rispettosa ci stupisce. Insegnaci ad essere sempre rispettosi dell'esperienza dei nostri padri, e sufficientemente adulti da viverla con novità e passione di vita.