Omelia (16-09-2003) |
Paolo Curtaz |
Conosco molte persone che hanno di Dio un'idea terribile ed inquietante: una specie di Moloch perfetto e insensibile che dall'alto dei cieli ci guarda accigliato e molti amici si comportano di conseguenza temendo questo Dio; così, nel caso di una morte o di una disgrazia, la nostra fede viene sbriciolata dal dolore. Gesù ci dice, invece, che Dio è compassionevole, soffre insieme a noi quando vede passare il figlio unico della vedova di Naim, una situazione che lascia intuire una vita di tragedie continue. Gesù prova compassione e dona vita, restituisce dignità. No, non sappiamo la ragione ultima della morte, sappiamo però che la Scrittura scagiona Dio e ci indica, nelle nebbie dei nostri fragili ragionamenti, un Dio che desidera la vita e non la morte. La folla resta attonita e glorifica Dio riconoscendo il quel segno la venuta di un grande profeta. A noi, oggi, di individuare i tanti segni di resurrezione che Dio pone tra le nostre mani, a noi di saper leggere le resurrezioni che vedremo nello sguardo dei nostri fratelli, a noi di compiere gesti di tolleranza, di perdono, di pazienza, caparra della resurrezione, testimonianza del Dio che ama la vita. Tu sei un Dio che ami la vita e hai compassione di tutto ciò che vive. Aiutaci a riconoscere – oggi – i tanti segni di resurrezione e di vita che metterai lungo il nostro cammino, Dio benedetto nei secoli! |