Omelia (17-09-2003)
Paolo Curtaz


Gesù ha perfettamente ragione: ci comportiamo come bambini capricciosi il più delle volte. Chissà, forse non abbiamo capito il suo invito ad essere come fanciulli: non intendeva certo dire di diventare infantili! Il tema è questo: su sei miliardi di persone almeno sei miliardi hanno qualcosa di cui lamentarsi riguardo a Dio e al suo operato: questo non funziona, quest'altro non va bene; e – ad essere onesti – il più delle volte il tasso di gradimento di Dio è legato a noi e al nostro ombelico. Mi immagino sempre Dio intento a segnare su di un taccuino le mille richieste che ogni secondo gli giungono dalla terra, come se fosse una specie di cameriere imbranato che annota gli ordinativi! Prima dell'estate un simpatico film girava nelle sale italiane proprio intorno a questo tema: un adulto insoddisfatto e lamentoso diventava per una settimana Dio, combinando un sacco di guai.
La nostra insoddisfazione può essere un lamento improprio, una mancanza di soddisfazione. Gesù ci ammonisce a vedere al di là della nostra (piccola) soddisfazione, a guardare in grande, a saper cogliere nel quotidiano i tanti segni della presenza e della sapienza di Dio. Dio sa quel che fa e se anche ci sono delle cose che ci risultano incomprensibili, in noi cresce la fiducia di chi si fida e si abbandona. Nessuno si arroghi il diritto di consigliare Dio e cerchiamo – piuttosto – di crescere dentro, di diventare adulti sapendo riconoscere le opere grandiose che Dio compie.

Sì, Signore, il nostro cuore è talvolta capriccioso e infantile, ma noi riconosciamo e lodiamo l'opera che hai compiuto nel mondo e in noi. Grazie, Signore, per la tua Sapienza che opera nella nostra e nell'altrui vita!